Ho pensato molto oggi, inforcando la mia bicicletta sotto il sole romano, e seguendo gli sviluppi della drammatica vicenda della sparatoria a Palazzo Chigi. Ho pensato che di fronte alla disperazione, al ritrarsi della politica intesa come perseguimento del bene comune, ed oggi solo ristretta nei confini labili della "governabilità" e della "governance", di fronte ad un divario crescente tra cittadinanza e rappresentanza, all'incapacità o volontà manifesta di chiudere ogni spazio al cambiamento, noi dovremo essere quelli che Alex Langer chiamava "Hoffnungstraeger", portatori di speranza, Miti, ma determinati, non già portatori di una speranza messianica, urlata. Portatori di coerenza, di valori forti, di sinistra, di un progetto, una cultura, una visione fatta di giustizia e dignità. Non ci sono però scorciatoie. Per essere portatori di speranza dovremmo anche noi incarnare nel nostro agire, nelle nostre pratiche, nelle nostre parole, il mondo che vogliamo costruire assieme ad altri. Fornire indizi, elementi, tracce per un mondo migliore per noi e per le generazioni a venire, attraverso i nostri comportamenti, i nostri stili di vita. Ridurre la nostra impronta ecologica, se vogliamo lottare per la giustizia ambientale, decolonizzare il nostro linguaggio (mettendo al bando termini quali donna nera quando ci si rivolge ad una cittadina italiana di origini congolesi, o altre amenità simili), se vogliamo lottare per governare sotto la lente dei diritti una società plurietnica e meticcia, decostruire le relazioni di potere fin nel nostro minimo approccio all'altro se vogliamo democrazia reale, dare ampio spazio alla cura, se vogliamo noi uomini-alfa, essere in grado di riconoscere le enormi potenzialità e ricchezze del nostro lato "femenino".
uno spazio pubblico per attivisti/e che lavorano per la pace, il disarmo, i diritti umani, la giustizia sociale, economica ed ecologica globale, la resistenza alle politiche neoliberiste, il riconoscimento del debito ecologico e sociale.
domenica 28 aprile 2013
Facciamoci portatori di speranza di fronte alla disperazione
Ho pensato molto oggi, inforcando la mia bicicletta sotto il sole romano, e seguendo gli sviluppi della drammatica vicenda della sparatoria a Palazzo Chigi. Ho pensato che di fronte alla disperazione, al ritrarsi della politica intesa come perseguimento del bene comune, ed oggi solo ristretta nei confini labili della "governabilità" e della "governance", di fronte ad un divario crescente tra cittadinanza e rappresentanza, all'incapacità o volontà manifesta di chiudere ogni spazio al cambiamento, noi dovremo essere quelli che Alex Langer chiamava "Hoffnungstraeger", portatori di speranza, Miti, ma determinati, non già portatori di una speranza messianica, urlata. Portatori di coerenza, di valori forti, di sinistra, di un progetto, una cultura, una visione fatta di giustizia e dignità. Non ci sono però scorciatoie. Per essere portatori di speranza dovremmo anche noi incarnare nel nostro agire, nelle nostre pratiche, nelle nostre parole, il mondo che vogliamo costruire assieme ad altri. Fornire indizi, elementi, tracce per un mondo migliore per noi e per le generazioni a venire, attraverso i nostri comportamenti, i nostri stili di vita. Ridurre la nostra impronta ecologica, se vogliamo lottare per la giustizia ambientale, decolonizzare il nostro linguaggio (mettendo al bando termini quali donna nera quando ci si rivolge ad una cittadina italiana di origini congolesi, o altre amenità simili), se vogliamo lottare per governare sotto la lente dei diritti una società plurietnica e meticcia, decostruire le relazioni di potere fin nel nostro minimo approccio all'altro se vogliamo democrazia reale, dare ampio spazio alla cura, se vogliamo noi uomini-alfa, essere in grado di riconoscere le enormi potenzialità e ricchezze del nostro lato "femenino".
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