Anche sul caso Datagate , ed a differenza di quanto hanno fatto Angela Merkel e Francois Hollande, il governo Letta parla linguaggi ambigui, non cogliendo a fondo l’essenza del problema. E’ la natura e la concezione stessa del rapporto che gli Stati Uniti hanno con l’Europa che viene negativamente messa in evidenza. Con il pretesto della lotta al terrorismo si è messo in campo un sistema di spionaggio politico ed economico volto ad assicurare ogni oltre misura una posizione di forza degli Stati Uniti verso l’economia e la politica europea. Ciò di fatto perpetua un rapporto strettamente funzionale di Bruxelles agli interessi economici, militari, geopolitici e strategici di Washington, che si è ripetuto più volte anche dopo la fine della Guerra Fredda, ed al quale ad oggi l’Europa non ha avuto capacità o volontà politica di volersi misurare con una propria idea dei rapporti transatlantici ed una visione autonoma sulla politica estera, l’intelligence, la difesa. Sotto l’ombrello della NATO, alleanza ormai obsoleta rispetto agli assetti politici e strategici globali, l’Unione Europea ha rinunciato quindi al proprio protagonismo. Per questo oggi l’Europa non può limitarsi a chiedere le sia pur doverose spiegazioni, bensì dovrà porre il problema della ridiscussione dei rapporti translantici, siano essi commerciali, politici, militari. Un’urgenza mai come in questo momento evidente a pochi giorni dal previsto inizio del negoziato per l’Accordo transatlantico su commercio ed investimenti di cui sarebbe opportumo che l’Unione Europea chiedesse un congelamento in attesa di un convincente chiarimento sulla vicenda.
Francesco Martone
Elettra Deiana
Nessun commento:
Posta un commento