L'Europa
e la sinistra si trovano ad un bivio: veder crescere i movimenti
antieuropeisti e di estrema destra nazionalista. o trovarsi in una
situazione contraddittoria tra retorica “ufficiale” della
crescita e rilancio dell'economia, e la pesante eredità del Fiscal
Compact e delle politiche d austerità imposte dalla Troika. Alexis
Tsipras con la sua candidatura e la proposta rivolta alle sinistre
in Italia ci chiama pertanto alla responsabilità di contribuire a
spostare a sinistra l'asse della discussione e della proposta
programmatica, guardando all'Europa politica come parte essenziale
della soluzione piuttosto che progetto da rigettare. Sinistra
Ecologia Libertà si è confrontata - secondo il mandato dato dal
proprio recente Congresso - con i promotori della Lista e con
Tsipras in persona, per verificare le condizioni e le possibilità di
una propria adesione, poi confermata dall'Assemblea nazionale del
partito. Oggi ci apprestiamo ad un percorso comune con vari soggetti
politici e sociali, e personalità del mondo della cultura, dei
movimenti e della società civile. Una scelta che non è in antitesi
rispetto alla scelta già fatta da SEL di collocarsi nell'ambito del
Socialismo Europeo chiedendo di aderire al PSE, ma piuttosto un
contributo affinché si affermi in Europa una visione larga di
sinistra socialista, progressista, ambientalista e federalista.
Un'esortazione anche al PSE ed al suo candidato alla Presidenza
della Commissione Martin Schulz affinché consolidino ulteriormente
le proposte alternative e critiche verso il neoliberismo e
l'austerity già presenti in buona parte nel proprio programma,
riconfermate dallo stesso Schulz nel suo discorso di chiusura del
Congresso del PSE a Roma. Perché ciò sia possibile, si dovrà
scongiurare l'eventualità di una GrosseKoalition a livello europeo,
creando cioé le condizioni per una maggioranza alternativa in
Parlamento Europeo, che
comprenda e trascenda le famiglie politiche tradizionali, quelle dei
Verdi, del PSE e della Sinistra Europea, con le loro declinazioni in
seno al Parlamento Europeo. Uno spazio ancora tutto da definire,
dove forte è il rischio che uno dei suoi potenziali abitanti, il
PSE, penda verso altri orizzonti, quelli delle larghe intese. O altri
verso una sinistra identitaria o puramente di testimonianza. Per chi
deciderà di abitarlo saranno necessarie capacità e
determinazione di mettersi in discussione, lanciare ponti, costruire
relazioni e non perdere mai di vista l'obiettivo. Un obiettivo che
deve essere caratterizzato da un forte
messaggio per la dignità delle persone, i diritti e la giustizia
sociale. Una proposta politica credibile per l'Europa dovrà infatti
trarre la sua origine dalle condizioni di vita materiali delle
persone, affondare le sue radici nelle contraddizioni e nella
sofferenza che la crisi sta generando. Si pensi che secondo i dati
della Croce Rossa Internazionale e di Oxfam, in Europa si prevede che
entro il 2020 ci saranno 150 milioni di poveri. 1 cittadino
dell'Unione su 4 oggi e in situazione di povertà ed uno su otto
della forza lavoro disoccupato, un lavoratore su 5 precario. Oggi la
povertà minaccia circa 150 milioni di persone, pari al 24% della
popolazione. Un proposta per l'AltraEuropa, per essere credibile e
concreta, dovrà quindi contenere pragmatismo ed idealismo. Il
pragmatismo di impegnarsi fin da subito per l'adozione di una serie
di misure immediate per contribuire a affrontare le drammatiche
ricadute sociali del modello di austerità. L'idealismo di costruire
un'Europa federale, solidale, ancorata sulla democrazia reale e su
ideali cosmopoliti, propri dell'utopia di Altiero Spinelli degli
Stati Uniti d'Europa. Un tale
spazio, la “terra di mezzo”, ha senso pertanto solo se serve
per praticare degli obiettivi chiari per una netta inversione di
tendenza delle politiche europee, dalla critica radicale al fiscal
compact, al
rilancio delle politiche europee di welfare. Si può proporre un
Patto di Stabilità Sociale come chiave di volta per affrontare a
breve termine gli effetti devastanti delle politiche di austerità,
ed a lungo termine ricostruire un sistema istituzionale democratico
di governo dell'economia. Ciò implica , oltre alla critica radicale
ed al contrasto al Fiscal Compact, la richiesta forte di stanziamento
di fondi per un programma europeo di sostegno di emergenza sopratutto
nei settori della sanità, e verso le categorie maggiormente colpite
dalla crisi, anziani, giovani e bambini, ed un reddito minimo
europeo. Il finanziamento dei deficit dei governi della Eurozona
andrebbe mutualizzato attraverso l'emissione di Eurobond. Per far ciò
la Banca Centrale Europea dovrà diventare “prestatore di ultima
istanza” e messa in grado di emettere Eurobond. Al contempo
dovranno essere adottare misure fiscali quali una “vera”
tassazione sulle transazioni finanziarie ed un sistema fiscale
redistributivo fondato su una “patrimoniale” su scala europea.
Che servano non solo a assicurare la giustizia fiscale ma anche a
finanziare politiche di welfare, e rilancio della piena e buona
occupazione attraverso programmi europei di conversione ecologica
dell'economia e dei sistemi produttivi, quello che viene definito
“Green New Deal”. Debito finanziario e debito ecologico sono
anch'essi facce della stessa medaglia, Per questo dovrebbe essere
proposto con determinazione un progetto radicale di conversione del
sistema produttivo, che contribuisca alla costruzione dell'Europa
attraverso la promozione
e tutela dei beni comuni, acqua, cibo, salute, aria, saperi e non
della loro mercificazione. Accanto
alla richiesta di un pacchetto di misure immediate, per l'unione
fiscale, per la separazione delle banche commerciali da quelle
“speculative” si potrebbe proporre l'introduzione progressiva -
nel quadro della revisione dei Trattati – di elementi di
federalismo e democrazia reale nell'architettura politica, economica
e finanziaria dell'Unione per ovviare a quel deficit di democrazia
che rischia di far collassare definitivamente il progetto europeo.
Proprio in tal senso, prioritaria sarà la proposta di rafforzamento
del potere di iniziativa legislativa del Parlamento Europeo, di
controllo e definizione del bilancio europeo, nonché l'introduzione
di nuovi strumenti di democrazia diretta di tipo referendario che
permettano ai cittadini e cittadine europee di partecipare
direttamente alla definizione delle politiche europee, e recuperare
quel “demos” così essenziale per il rilancio del progetto di
un'altra Europa possibile. Un'Europa che deve anche guardare al
proprio esterno come attore globale responsabile, in sostegno alla
pace, alla solidarietà internazionale, alla tutela dei diritti
umani, al disarmo. Sono
queste le ascisse e le ordinate di quella “terra di mezzo” nella
quale SEL intende operare con l'obiettivo di
costruire insieme assieme
alle altre forze e soggetti che oggi lavorano nella lista Per
un'AltraEuropa con Tsipras una
“roadmap” per l'AltraEuropa. Un ipotesi di lavoro comune che
possa essere, anche all'indomani delle elezioni europee, base di una
collaborazione più stretta tra le varie famiglie socialiste,
progressiste, ambientaliste e di sinistra europee, passando da una
fase di contrasto alle politiche ordoliberiste, ed i suoi corollari
“politici” (ossia larghe intese o Grosse Koalition, a maggior
ragione nell'ipotesi da scongiurare che tale formula possa prender
piede anche a livello europeo), ad una fase di costruzione
dell'AltraEuropa. Una fase costituente, che non può e non deve
essere lasciata esclusivamente nelle mani dei partiti politici
europei, ma andrà condivisa con movimenti, sindacati, soggetti
sociali e politici al fine di ricostruire insieme uno spazio comune
di cittadinanza, diritti e dignità.
( membro della Presidenza Nazionale e già responsabile esteri,
Europa e Cooperazione di Sinistra Ecologia Libertà - scritto e pubblicato per ADISTA, 3 marzo 2014)
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