Proviamo
a fare un piccolo sforzo e guardare le cose, gli psicodrammi e le
vicende dei giorni scorsi da un'altra prospettiva. Non credo ci sia
alternativa. Non possiamo permetterci di essere pessimisti o
autodistruttivi, punto. Altrimenti è meglio lasciar perdere. Per
quanto ci riguarda, non solo come militanti o iscritti a SEL ma
fondamentalmente come persone desiderose di costruire una sinistra
verde e libertaria, post-ideologica e non dogmatica, di governo e
non testimonianza, facciamo i conti. Forti di una quarantina di
parlamentari, relazioni con movimenti vari, presenza sul territorio e
tanti compagni e compagne che hanno voglia di fare politica,
costruire relazioni, uscire dall'ambito angusto delle discussioni e
del dibattito interno o esterno, Persone che hanno dedicato il loro
tempo libero, persone che vivono e fanno politica ma non vivono di
politica, a costruire SEL ed anche a mettersi in gioco per un
obiettivo più ampio. Io credo che il percorso della lista Tsipras
vada letto anche sotto la lente di quelle realtà, di tutti coloro
che ci hanno creduto e credono nell'AltraEuropa, storie e percorsi
che non vogliono farsi ingabbiare in processi costituenti di chissà
cosa, né lasciarsi strumentalizzare. Di chi si è entusiasmato,
sporcato le mani nel lavoro quotidiano, di raccolta firme,
diffusione, confronto. E che esige giustamente un cambio di passo. Di
chi magari ci ha creduto meno ma ora vuole esserci. La
lista Tsipras in quanto lista ormai è cosa chiusa. Ma, per usare
un'analogia, è stata un sasso lanciato in uno stagno. Alcune onde
sono state anomale, altre hanno travolto come uno tsunami, altre
continuano a smuovere l'acqua, lentamente, forse in maniera
impercettibile, ma questo moto non è perenne. Anche queste ci stanno
attraversando, lambiscono la nostra comunità, e non dobbiamo avere
paura a riconoscerle ed accompagnarle. Magari farci accompagnare. Io
credo che la scelta di campo per l'AltraEuropa (contro l'austerity,
per l'Europa politica e federale, per un green new deal ed il reddito
minimo e così via) sia ancora valida a prescindere. Forse le mappe
usate finora o i mezzi non erano quelli ottimali. Ed anche certi
compagni di viaggio, che lasceremo andare per la loro strada. Non
lasciamoci però prendere dall'attacco viscerale ad personam. Perché
il punto è politico ed anche per stile e decenza giacché la
nonviolenza si pratica anche così per quanto mi riguarda. La signora
Barbara Spinelli spero continui a scrivere articoli illuminanti, che
ho sempre apprezzato e continuerò ad apprezzare - per il resto sarà
un problema della sua coscienza e di chi l'ha spinta verso la sua
decisione. E che si assumerà la responsabilità delle conseguenze
politiche.che ne deriveranno. Resta il fatto che un posto al
Parlamento Europeo è una responsabilità politica e pubblica, e mi
auguro che lei, come ogni eletto o eletta, la sappia onorare, visto
che i prossimi anni saranno decisivi per le soRIdersrti dell'Europa.
Senza nulla condonare ai modi da lei scelti, che ritengo
inaccettabili, calati dall'alto, irrispettosi delle storie personali
e politiche di chi ha deciso di praticare la stessa sfida. Allora, al
netto di tutto ciò, risparmiamoci – anche dentro SEL - l'ennesima
sfida (o minaccia) all'OK Corral, resa dei conti o conta dei fedeli e
dei traditori, per cortesia, Davvero. SEL resta, ma non puo esserlo
così com'è. Dovremmo rivedere un pò di cose, o forse molte di più,
attrezzarci meglio, fare un balzo in avanti. Concederci una cura
ricostituente piuttosto che annegare in una costituente verso il
nulla. Adottare finalmente pratiche differenti, aperte, trasparenti,
proporre campagne mirate, processi aggregativi, mollare sti ormeggi
una volta per tutte. E magari saranno proprio le nostre nuove
pratiche ad essere costituenti, di un percorso diverso, costruito
assieme alle istanze provenienti dal basso e non dall'alto di un
consesso ristretto di "garanti" o approcci da relegare al
secolo scorso.
Allora quello che vorrei
vedere è un impegno collettivo a rilanciare l'iniziativa politica.
Come? Proponendo ad esempio due campagne di respiro europeo, una sul
reddito minimo ( o perché no riprendendo la proposta di legge sul
Green New Deal presentata alla Camera, non dico sul TTIP perché una
campagna già c'è e dovremmo fare uno sforzo maggiore per
sostenerla) e l'altra di contrasto all'austerity. E condividerle con
quel mondo che si è animato intorno all'esperienza della lista
Tsipras – e non solo, che là fuori c'è molto di più di quel che
si può pensare - offrendo ad esempio sponda attraverso i nostri
parlamentari. Secondo: proporre - lasciando libertà di scelta - ai
circoli, e organismi locali e territoriali di SEL di aderire e
partecipare – qualora gli stessi ritengano ci siano le condizioni -
ai circoli locali o quel che sarà dei comitati promotori della
lista, da intendere non come un ipotetico embrione di chissà quale
processo costituente verso una ipotetica Syriza italiana (non è il
caso sinceramente), ma come nodi di scambio, relazione, possibile
iniziativa politica comune. Altro che rifondazione “in vitro” di
un nuovo partito, qua ci dobbiamo giocare la partita. Poi il resto se
verrà verrà da se. Generato da esperienze concrete e non da teorie
o schemi precostituiti, importati o già ammazzati dalla storia.
Terzo, rilanciare la proposta e l'elaborazione programmatica di SEL -
al fine di poter avere maggiore capacità di ingaggio al proprio
interno ed all'esterno su temi centrali rimasti ancora marginali nel
dibattito a sinistra: disarmo e nonviolenza. debito ecologico e
giustizia ecologica e climatica (non semplicemente ambiente o
ecologia ma critica radicale del modello di sviluppo e sostegno alle
forme di resistenza dal basso e di produzione di alternativa),
altraeconomia, diritti civili e diritti umani, diritti di
cittadinanza transnazionale e cosmopolita, diversità culturale. Che
si mettano a punto strumenti di produzione partecipata di contenuti
ed iniziativa, attraverso campagne, social media, stimolo
all'intelligenza collettiva ed alla cultura libera. E perché no, un
pò di sana disobbedienza civile ed azioni dirette nonviolente?
Siamo in tantissimi e tantissime in SEL a vivere – spesso anche con
difficoltà - in uno spazio ibrido tra partito e movimenti, tra
politica e società civile, attivisti e persone "ponte"
necessarie e fondamentali ora come non mai . C'è bisogno di creare
modalità e spazi accoglienti per questa “comunità ibrida e
trasversale”. Divertendosi anche a fare politica. Infine , aprire
un percorso verso la conferenza di riorganizzazione che sia ampio,
aperto, partecipato, non calato dall'alto, attraverso workshop,
campagne di ascolto, scambio di esperienze con chi ha già lavorato
alla riformulazione di strumenti di rappresentanza ed agire politico,
modalità decisionali partecipate ed accessibili. Senza
precipitazioni, ma profondamente, lentamente, dolcemente. Lentus,
profundus, suavius, come ebbe a dire un grande Europarlamentare e non
solo, Alex Langer, del quale spesso si parla ma dal quale pochissimo
si prende esempio.
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