lunedì 8 dicembre 2014

L'AGIP ed i diritti della Madre Terra


LIMA – Josè Isidro Tendetza Antun doveva venire a Lima per testimoniare davanti ad un Tribunale di opinione sui diritti della natura. Era scomparso dal 28 novembre, il suo corpo è stato ritrovato con segni di tortura dopo una soffiata. Tendetza era un leader indigeno shuar che si opponeva alle attività di un’impresa mineraria sino-ecuadoriana ed aveva già subito gravi intimidazioni. Il suo omicidio è ulteriore riprova della violenza verso gli attivisti ambientalisti e indigeni in Ecuador.

L' avevo già potuto constatare in agosto quando ero a Quito e ho incontrato vari rappresentanti di organizzazioni ambientaliste e contadine, per una ricerca sull’industria della palma da olio. Domenica 7 dicembre, mentre partecipavo alla catena umana organizzata da AmazonWatch sulla spiaggia di Miraflores, incontro una leader indigena ecuadoriana, amica di vecchia data. “Francesco, è il caso che ci sentiamo presto. L’Agip sta riprendendo a trivellare, sta allargando il campo delle sue attività nelle nostre terre”.
Ricordo quando anni or sono andai a Puyo, ospite dell’Organizzazione dei Popoli Indigeni del Pastaza. Mi fecero sorvolare campo Villano per farmi vedere la contaminazione, feci un’assemblea nella quale mi diedero il testo di un contratto tra i Huaroani e l’Agip con cui in cambio di petrolio si regalavano tra l’altro magliette e palloni da calcio, e si impegnavano i Huaorani ad assicurare il corretto svolgimento delle attività di estrazione. Qualche anno dopo li rividi, a Quito, negli uffici di Fundacion Pachamama (chiusa d’autorità poco meno di un anno fa dal governo Correa), venivano da Puyo e da Sarayaku, la comunità di origine di Paty Gualinga, leader indigena presente qua a Lima.

Ricordo che ogni volta che presentavo un’interrogazione parlamentare sul caso Agip in Ecuador ed in Nigeria la risposta pareva una velina dell’ufficio stampa del cane a sei zampe. Certamente con il clima che si respira ora in Ecuador, l’impresa avrà vita facile. Non sarà così per le comunità minacciate dall’avanzata della frontiera estrattivista e petrolifera. Tra queste i Sapara – è qui a Lima una loro agguerritissima leader Gloria Ishugua Santi  in prima linea per difendere il suo popolo dalle imprese petrolifere. Pati mi dice con un velo di tristezza, se non le fermano i Sapara spariranno, ne sono rimaste poche centinaia.

Nel frattempo le cancellerie di Quito e Berlino sono sull’orlo di una crisi di nervi e non solo. Il motivo? La decisione perentoria del governo ecuadoriano di vietare una missione di una delegazione di parlamentari della commissione ambiente del Bundestag che volevano visitare Yasuni e incontrare gil Yasunidos. Gli stessi che sono stati accolti come eroi dal Tribunale per i Diritti della Terra, svoltosi all-hotel Bolivar, dopo essere stati bloccati più volte dalla polizia ecuadoriana assieme ad una carovana climatica che dal Messico si stava dirigendo verso Lima per partecipare alla Cumbre de los Pueblos ed alla Marcia per la giustizia cimatica il prossimo 10 dicembre.

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