Conosco bene l'Ecuador, è la mia seconda patria, conosco bene le dinamiche politiche, ho conosciuto personalmente Correa, ho accompagnato fin dall'inizio la Revolucion Ciudadana, ero anche al suo discorso di insediamento la prima volta, sono molto amico e legato culturalmente ad Alberto Acosta. Credo che sia molto difficile per noi poter avere una lettura definitiva dei processi incorso in America Latina. Quello che posso dire è che vanno letti con la filigrana di quella contraddizione tra debito sociale e debito ecologico in primis. Da una parte sono processi "rivoluzionari" nel senso di aver rotto con un ordine o disordine pre-esistente, fatto di oligarchie ed esclusione sociale, e dipendenza dal Washington Consensus. Sono processi che hanno restituito dignità a chi era escluso - basta parlare con un contadino el Chimborazo o farsi un giro nelle regioni della costa, o anche al sur di Quito per capire come gli anni di presidenza di Correa hanno restituito quel che appartiene a tutti. Una revolucion quindi , che però per molti non ha ancora scalfito il paradigma economico di fondo, seppur oggi viene rivendicato e con legittimità il diritto sovrano di un paese di poter scegliere la propria via allo sviluppo. Però è poco chiaro come ad esempio lo sganciamento - finalmente - da Washington e dal capestro del debito illegittimo, non significhi agganciamento ad altre forme di indebitamento verso la Cina attraverso la vendita anticipata di petrolio per risorse economiche da destinare appunto alle infrastrutture, ed allo sviluppo sociale. Per questo credo che senz'altro la rielezione di Correa è una notizia importante, giacché significa che l'Ecuador non potrà più tornare indietro, ma apre anche una fase delicata, nella quale per rafforzare la revolucion si dovrà andare più a fondo nel cambiamento di paradigma, e considerare che in una democrazia reale, radicale, i movimenti sociali "non allineati" possono svolgere un ruolo chiave, di stimolo ed arricchimento. Giacché non va dimenticato che anche grazie a loro è stato possibile questo processo di cambiamento, che è fortemente incardinato nella Costituzione di Montecristi.
uno spazio pubblico per attivisti/e che lavorano per la pace, il disarmo, i diritti umani, la giustizia sociale, economica ed ecologica globale, la resistenza alle politiche neoliberiste, il riconoscimento del debito ecologico e sociale.
martedì 19 febbraio 2013
Ecuador, rivoluzione e modello di sviluppo
Conosco bene l'Ecuador, è la mia seconda patria, conosco bene le dinamiche politiche, ho conosciuto personalmente Correa, ho accompagnato fin dall'inizio la Revolucion Ciudadana, ero anche al suo discorso di insediamento la prima volta, sono molto amico e legato culturalmente ad Alberto Acosta. Credo che sia molto difficile per noi poter avere una lettura definitiva dei processi incorso in America Latina. Quello che posso dire è che vanno letti con la filigrana di quella contraddizione tra debito sociale e debito ecologico in primis. Da una parte sono processi "rivoluzionari" nel senso di aver rotto con un ordine o disordine pre-esistente, fatto di oligarchie ed esclusione sociale, e dipendenza dal Washington Consensus. Sono processi che hanno restituito dignità a chi era escluso - basta parlare con un contadino el Chimborazo o farsi un giro nelle regioni della costa, o anche al sur di Quito per capire come gli anni di presidenza di Correa hanno restituito quel che appartiene a tutti. Una revolucion quindi , che però per molti non ha ancora scalfito il paradigma economico di fondo, seppur oggi viene rivendicato e con legittimità il diritto sovrano di un paese di poter scegliere la propria via allo sviluppo. Però è poco chiaro come ad esempio lo sganciamento - finalmente - da Washington e dal capestro del debito illegittimo, non significhi agganciamento ad altre forme di indebitamento verso la Cina attraverso la vendita anticipata di petrolio per risorse economiche da destinare appunto alle infrastrutture, ed allo sviluppo sociale. Per questo credo che senz'altro la rielezione di Correa è una notizia importante, giacché significa che l'Ecuador non potrà più tornare indietro, ma apre anche una fase delicata, nella quale per rafforzare la revolucion si dovrà andare più a fondo nel cambiamento di paradigma, e considerare che in una democrazia reale, radicale, i movimenti sociali "non allineati" possono svolgere un ruolo chiave, di stimolo ed arricchimento. Giacché non va dimenticato che anche grazie a loro è stato possibile questo processo di cambiamento, che è fortemente incardinato nella Costituzione di Montecristi.
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