Una cosa è certa. Seppur al netto
delle basse aspettative la 19esima Conferenza delle Parti della
Convenzione ONU sui mutamenti climatici che si sta concludendo a
Varsavia passerà alla storia come la conferenza degli inquinatori.
Il governo polacco, ospite e presidente di turno ha fatto di tutto
per sabotare qualsiasi accordo seppur di minima che potesse creare un
ambiente favorevole all'avvio del negoziato sulle riduzioni di
emissioni. I paesi che hanno affossato il Protocollo di Kyoro hanno
dispiegato la loro potenza ricattatoria. Il Presidente polacco Tusk
silura nel bel mezzo dei lavori il suo ministro dell'Ambiente
colpevole di non sostenere i gas di scisto. Ed organizza una
megaconferenza sul carbone. Dentro lo stadio di Varsavia l'atmosfera
è di calma piatta. Ormai si guarda alla Cop20 in Perù ed a quella
decisiva di Parigi del 2015. Come ci arriverà l'Europa? Se da una
parte il Commissario al Clima Connie Herregaard fa sentire la sua
voce, dall'altra i Commissari “duri” quelli dell'energia ed
affini fanno tesoro del cambiamento di politica suggellato al
Consiglio Europeo di Giugno: da mitigazione dei cambiamenti climatici
a garanzia di accesso a fonti energetiche a basso costo per le
imprese. Insomma un passo non da poco. E l'Europa dimostra ancora una
volta la sua debolezza nel non riuscire a parlare con una sola voce.
Un'ulteriore elemento da tenere in considerazione in vista della
scadenza delle elezioni europee per chi come SEL si fa portatore di
una proposta che vuole coniugare conversione ecologica dell'economia,
giustizia climatica e giustizia sociale. Primo appuntamento il
Consiglio Europeo di Marzo 2013 quando si discuteranno le politiche
energetiche e climatiche dell'Unione. A casa nostra il Ministro
Orlando propone un patto sociale per il clima. Come se fosse
possibile accomunare le lobby del carbone e del fossile con chi
soffre gli effetti devastanti dei cambiamenti climatici o chi resiste
quotidianamente all'espansione della frontiera petrolifera, dai
no-oil in Abruzzo a quelli in Basilicata. Una galassia di movimenti
sociali e di base legata globalmente alle stesse proposte e proteste.
Come quelle che ieri hanno portato decine di osservatori
nongovernativi ad abbandonare le sale del negoziato, per protestare
contro l'assoluta mancanza di progresso nei negoziati. Di questo e di
altro, della necessità di contrastare le politiche di austerità e
stabilità, l'applicazione fedele del Fiscal Compact, che drenerà
risorse per la conversione ecologica dell'economia, dovremo farci
carico d'ora in poi. Il tempo passa, non c'è più tempo da perdere.
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