6 Novembre, 2013 - Dopo il sindaco-sceriffo Rudy Giuliani ed il tycoon plurimiliardario Bloomberg, New York ha scelto un nuovo sindaco: è Bill de Blasio, di origini italiane, primo democratico a tornare alla guida della città dopo 20 anni.
Un passato da attivista per i diritti sociali, una vita spesa nell’impegno politico per gli “esclusi”, De Blasio segna uno storico cambio di passo nella vita politica della Grande Mela. Il ritorno dei democratici al governo della città, che per rilevanza politica, economica, culturale può essere considerata quasi una città-stato. Una città che è stata attraversata dal movimento Occupy, che da Zuccotti Park ha lanciato una sfida al modello gerarchico proprio delle famiglie politiche storiche degli States, mettendo a nudo le contraddizioni proprie del modello economico e finanziario che proprio in Wall Street vede il suo simbolo primo. New York, città cosmopolita, della grande finanza ma anche dei “barrios” marginali, una città nella quale si sperimentano pratiche altre di gestione degli spazi urbani, dove la “New York invisibile” e “sotterranea”, da oggi potrà avere un valido interlocutore.
De Blasio ha messo al centro del suo programma gli esclusi, non la New York di Broadway o Battery Park, dei quartieri alti di Manhattan e Central Park, ma quella di Queens, Harlem, Brooklyn, dei quartieri “neri” ed ispanici, ormai diventati un buco nero nel quale il modello liberista e di finanziarizzazione dell’economia inghiotte diritti e dignità delle persone. Basta attraversare uno dei ponti che collegano Manhattan alla terraferma, e si apre uno scenario simile a quello espresso con crudezza e grande perizia dal grande giornalista investigativo Chris Hedges e dal grande padre del “graphic journalist” Joe Sacco nel loro “Days of Destruction, days of revolt” che guarda caso termina proprio con una nota di speranza, parlando del movimento Occupy Wall Street.
A questo De Blasio contrappone un programma di rilancio della spesa sociale, di giustizia fiscale, di rafforzamento degli asili nido e di miglioramento della legge sui salari minimi. De Blasio incarna uno dei miti fondanti degli Stati Uniti, il “melting pot”, visto l’incrocio delle sue origini e la sua stessa compagna di vita, un’attivista afroamericana per i diritti civili. Un mito fondante che però non si è tradotto in individualismo sfrenato, e corsa alla conquista del successo, ma in impegno politico e di solidarietà internazionalista e non. Insomma, un sindaco progressista, liberal – nel senso americano del termine – nel cuore della finanza globale.
Un sindaco che prima di tutto vorrà affrontare il tema delle diseguaglianze in una città nella quale il 20% più povero della popolazione lo scorso anno guadagnava in media poco meno di 9mila dollari l’anno, ed il 5% più ricco 437mila dollari. Che si impegna a fare passi in avanti nell’edilizia popolare verso la meta di 200mila nuove abitazioni a prezzi accessibili. E che farà da tandem con un altro democrat di origini italiane, il figlio di Mario Cuomo, Andrew, oggi governatore dello stato di New York. Insomma, da domani Gotham City potrebbe essere meno città degli affari e dell’esclusione e più città di tutti i newyorkesi, e non solo, Un laboratorio inedito per declinare in maniere altrettanto inedite un diritto di ognuno, il diritto alla città e ad una vita dignitosa. Auguri Mr. De Blasio.
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