Non so come ti chiami, qual'è il tuo
volto, che ci hai sempre mostrato dietro un passamontagna nero
sdrucito. Quello stesso passamontagna che ho incontrato in Chiapas,
in un municipio insurgente, e ad Oventic assieme a Ya Basta, - volti
immaginari di donne, uomini, giovani zapatisti, soldati di un
esercito di straccioni, con armi improbabili, ma lo sguardo fiero,
occhi profondi, radici nella loro storia di popoli indigeni, e nel
futuro di liberazione. Non so cosa farai ora che tu - Subcomandante
Marcos - hai annunciato la poesia della tua sparizione. “El pueblo
manda el EZLN obedece” il popolo comanda e tu segui quello che
decide il popolo - Ci hai abituato ai paradossi, al “camminare
domandando” , da una prospettiva postcoloniale, rivedere il potere,
rielaborarlo, decodificarlo. Esercitarlo collettivamente, attraverso
forme inedite di partecipazione dal basso. Tu, al servizio di un
esercito immaginario e reale, oggi come non mai espressione della
rivendicazione di dignità di un popolo, ultimo degli ultimi, in una
terra martoriata dall'esclusione, dal paramilitarismo, sfruttamento
di risorse naturali, narcotraffico. Il Chiapas del Messico di oggi.
Un paese in decomposizione, afflitto da un conflitto interno ormai da
anni, con il suo bilancio di morte e dolore. Lì proprio in Chiapas
gli ultimi della storia resistono, Alla vostra maniera, tu hai
resistito con loro, la tua pipa in bocca, ora con una bizzarra benda
da pirata. Un linguaggio ed una comunicazione dell'assurdo, del
paradosso. Un misto inedito tra mistica maya e filosofia zen.
Sognatori con i piedi per terra, che praticano l'autogestione e la
costruzione di comunità degne. Nel Messico della violenza di stato e
dei narcos , la vostra storia è storia di resistenza e dignità.
Ricordo ancora gli occhi brillanti di Gustavo Esteva, incontrato
qualche mese fa a Roma al Valle, che ci raccontava il nuovo corso
zapatista, l'ascesa di nuove generazioni di leader diffusi, giovani,
alcuni quasi adolescenti. Un nuovo corso, che tu hai voluto
suggellare con umiltà e coraggio alla tua maniera nella
consapevolezza di aver esaurito il tuo compito, con una forza e senso
del servizio e di generosità al quale la politica della modernità
non è usa. Nessuna rottamazione. E noi, ti ringraziamo anche per
questo, noi forse troppo spesso innamorati delle rivoluzioni altrui,
nella fatica di poter costruire le nostre, vi abbiamo seguito,
cercato di trarre ispirazione per nuove pratiche, per la messa in
discussione del potere non solo esterno, ma anche nelle relazioni tra
compagni e compagne di strada. Nell'ostinata resistenza al
neoliberismo, il servizio del bene comune e per la costruzione di
un'altraeconomia di giustizia. Hasta pronto Subcomandante.
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