Quando i miei amici stranieri mi chiedono cos'è Roma, gli rispondo " a
donut", una ciambella. Sai una ciambella? Con il vuoto dentro e la pasta
intorno? Solo che Roma è il contrario. Dentro c'è la città dei sogni,
quella patinata dei turisti, quella che voi immaginate e sognate. La
Roma storica, un museo a cielo aperto, che a guardare bene è piena di
conflitti sociali, ambientali. gentrificazione, potere e privatizzazione
degli spazi pubblici. La Roma papalina e delle lobby. La ciccia della
politica sta là. Ma la Roma che non vedete, è quella che sta attorno al
buco. Quella vera, a volte indigesta, dura. Quella delle periferie,
della marginalità, di quelle linee di confine spinte sempre più oltre il
GRA. E dico loro di leggersi " il contagio" di Walter Siti, che a mio
parere in un suo capitolo contiene un saggio breve di antropologia
culturale urbana da antologia. Quella Roma del lumpen, dei migranti,
della marginalità ed anche di quella piccola borghesia spinta sull'orlo
dell'indigenza. Quella Roma che ha come cordone ombelicale con il buco
del centro la metro, e l'immaginario. La ciambella la vedi solo se vivi
nelle zone liminali, tra la borgata e i quartieri ricchi. E dico loro
di prendere il 19 ed attraversarla dal Vaticano, i Parioli, San Lorenzo
fino a Centocelle per darsi un'idea. Tor Sapienza è solo un caso
estremo, purtroppo. CI sono stato spesso a Tor Sapienza, ad accompagnare
la mia compagna in un anno e mezzo di lavoro difficile, di frontiera
assieme ai bambini e bambine dei campi nomadi. E ricordo la tensione, la
violenza sotterranea. quella dei "pischelli" e quella degli "anziani".
Ma a poco a poco quegli anziani hanno iniziato a guardare con altro
occhio i bimbi e le bimbe rom, che andavano ad intervistarli, che
costruivano orti comunitari. Mica erano loro che andavano a distruggere
il campo di bocce del centro anziani. Anzi ad un certo punto hanno
attraversato il quartiere a suon di "murga". Ma quell'esperimento ha
portato un raggio di luce. In un quartiere, che ha una storia tutta sua,
"rossa". Nato da un'occupazione di terre da parte di braccianti. Per
ricostruire Roma non serve rifare l'arena del Colosseo, ma costruire
spazi ed opportunità di condivisione, ricostruzione di un tessuto
sociale, economico, culturale. Serve rigirare la ciambella.
Capovolgerla. Perché la Roma del buco al centro è quella dei
privilegiati, appena morsa da chi ci vive attorno.
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