Ma com'è sta storia, prima ad agosto dello scorso anno hanno fatto
aprire le Camere di fretta e furia per mandare armi i peshmerga
(arrivate poi assai più tardi - e dei ferrivecchi), cosa che era già di
suo assai dubbia come operazione, ed ora che il pascià Erdogan prima
lascia che i miliziani ISIS agiscano indisturbati ed ora con l'avallo di
tutti bombarda i kurdi nel Kurdistan irakeno, facendo una strage, non
si sente mosca volare. Nessun cinguettio del ministro della difesa
che declama la forza della resistenza kurda, (si certo si parla di
quelli di Barzani, ma i jet turchi là stanno bombardando mica per
altro), silenzio assordante della politica. La stessa ministro che in
diretta tv promise supporto armato e non al YPG in occasione di una
recente visita di una delegazione kurda in Italia - e che due settimane
fa si è recata in visita ai militari italiani ad Erbil dove opera un
contingente di addestratori italiani. Ironia della sorte, uno dei
compiti è anche quello di pattugliamento aereo sul Kurdistan irakeno con
droni. C'è un sacco di traffico da quelle parti. Ed il ministro degli
esteri che incontrò anche lui la delegazione dell'YPG, che dice? Magari
era anche uno di quelli che invocavano "moderazione" nelle azioni
militari di Erdogan nel corso dell'ultimo incontro del Consiglio
Atlantico? E' impressionante notare la "sequenzialità" dei fatti e la
sfida di Erdogan in particolare all'Europa che appunto al Consiglio
Atlantico spese parole forse a questo punto solo di circostanza - per
chiedere che l'operazione militare non pregiudicasse il processo di pace
con i kurdi. Poche ore dopo la riunione di Bruxelles, proprio per
essere "moderato" Erdogan intensifica i bombardamenti contro i kurdi.
Usa il pretesto della lotta all'ISIS per ritagliarsi una zona cuscinetto
con il confine con la Siria e cerca in ogni maniera di sferrare un
colpo micidiale anche all'HDP, partito di sinistra dei kurdi turchi che
proprio in virtà dell'inatteso successo elettorale, rende impossibile la
formazione di un governo con ampio supporto del parlamento. La fase tre
sarà quella di tornare alla urne, usando i kurdi come arma elettorale.
Nel frattempo gli appelli alla moderazione nell'uso della forza si
tradurranno in complicità nell'ennesima strage.
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