mercoledì 14 settembre 2016

i tre 11 settembre che hanno fatto la storia

Oggi 11 settembre, nel 1973 veniva soffocato nel sangue il sogno di un Cile socialista e democratico, ne seguirono anni di dolore, morte, persecuzione. Il mio ricordo sbiadito in bianco e nero delle immagini di un aereo che bombardava la Moneda. Oggi 11 settembre 2001, tre aerei vennero scagliati a bomba contro le Torri Gemelle, e sul Pentagono , fecero migliaia di morti, suggellarono la fine del millennio e l'inizio di una nuova era, la guerra globale permanente, della quale a milioni continuano a soffrirne le conseguenze. Oggi 11 settembre 2003 a Cancun fallì il negoziato dell'Organizzazione Mondiale del Commercio, il Doha Round. Insomma il segno che il mito del libero scambio stava segnando il passo. Una serie di fili conduttori legano questi tre eventi, ognuno a loro modo ha segnato anche la vita e le scelte politiche di moltiudini di persone. I Chicago Boys del 1973 erano i padri di chi sedeva dietro scrivanie di Wall Street, presa a simbolo di un mondo da distruggere con una folle crociata, i padri forse di chi solertemente negoziava le sorti di milioni di poveri e lavoratori di ogni parte del mondo nell' amena località balneare nello Yucatan. Oggi osserviamo come le esperienze delle sinistre in America Latina sono entrate in crisi, per varie ragioni, esterne ed intrinseche che andranno vagliate e studiate a fondo, migliaia di civili sono intrappolati ad Aleppo, o in altri teatri di guerra tra Afghanistan, Siria, Irak, mentre il sogno di qualcuno di creare la più grande zona di libero scambio tra USA e UE sta naufragando. Il Cile di allora ha animato la resistenza di migliaia di cileni e cilene, e un'ondata di solidarietà internazionale che ha rappresentato un elemento imprescindibile per la storia politica di moltissimi di noi. L'11 settembre 2001 ha dato vita ad un movimento pacifista globale che si è poi intrecciato con i movimenti altermondialisti che hanno contribuito al fallimento del WTO e più di recente allo stallo del TTIP. Ecco, al netto dei ricordi e delle celebrazioni, questo forse è quello che rimane in noi, a suo tempo lontani spettatori del colpo di stato, più o meno direttamente coinvolti nella resistenza alla guerra globale permanente, o all'agenda neoliberista del WTO. La "agency", quell'innata spinta alla solidarietà, alla resistenza, alla disobbedienza. Così credo si debba leggere l'intreccio di eventi che sono occorsi nei vari oggi del passato. Il libro forse più bello che ho letto sull'11 settembre è di Jonathan Safran Froer, "Extremely loud, incredibly close". Il saggio più lucido "Power Inferno, requiem per le Twin Towers" di Jean Baudrillard, Quel che resta, due abissi quadrati di granito nero ad opera del grande Daniel Libeskind, che ti fanno la stessa impressione delle decine di blocchi squadrati e levigati del memoriale della Shoah accanto alla Porta di Brandeburgo a Berlino. I più toccante ricordo di Salvador Allende l'intervista data a Regis Debray, il ricordo più forte delle mobilitazioni alle quali partecipai a Cancun dopo un memorabile giro tra le comunità zapatiste, quello dell'istante nel quale un contadino, attivista coreano si tolse la vita davanti alle barricate ed agli schieramenti di polizia. Si chiamava Lee Kyung Hae.

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