Oggi 11 settembre, nel 1973 veniva soffocato nel sangue il sogno di un
Cile socialista e democratico, ne seguirono anni di dolore, morte,
persecuzione. Il mio ricordo sbiadito in bianco e nero delle immagini di
un aereo che bombardava la Moneda. Oggi 11 settembre 2001, tre aerei
vennero scagliati a bomba contro le Torri Gemelle, e sul Pentagono ,
fecero migliaia di morti, suggellarono la fine del millennio e l'inizio
di una nuova era, la guerra globale permanente, della quale a milioni
continuano a soffrirne le conseguenze. Oggi 11 settembre 2003 a Cancun
fallì il negoziato dell'Organizzazione Mondiale del Commercio, il Doha
Round. Insomma il segno che il mito del libero scambio stava segnando il
passo. Una serie di fili conduttori legano questi tre eventi, ognuno a
loro modo ha segnato anche la vita e le scelte politiche di moltiudini
di persone. I Chicago Boys del 1973 erano i padri di chi sedeva dietro
scrivanie di Wall Street, presa a simbolo di un mondo da distruggere con
una folle crociata, i padri forse di chi solertemente negoziava le
sorti di milioni di poveri e lavoratori di ogni parte del mondo nell'
amena località balneare nello Yucatan. Oggi osserviamo come le
esperienze delle sinistre in America Latina sono entrate in crisi, per
varie ragioni, esterne ed intrinseche che andranno vagliate e studiate a
fondo, migliaia di civili sono intrappolati ad Aleppo, o in altri
teatri di guerra tra Afghanistan, Siria, Irak, mentre il sogno di
qualcuno di creare la più grande zona di libero scambio tra USA e UE sta
naufragando. Il Cile di allora ha animato la resistenza di migliaia di
cileni e cilene, e un'ondata di solidarietà internazionale che ha
rappresentato un elemento imprescindibile per la storia politica di
moltissimi di noi. L'11 settembre 2001 ha dato vita ad un movimento
pacifista globale che si è poi intrecciato con i movimenti
altermondialisti che hanno contribuito al fallimento del WTO e più di
recente allo stallo del TTIP. Ecco, al netto dei ricordi e delle
celebrazioni, questo forse è quello che rimane in noi, a suo tempo
lontani spettatori del colpo di stato, più o meno direttamente coinvolti
nella resistenza alla guerra globale permanente, o all'agenda
neoliberista del WTO. La "agency", quell'innata spinta alla solidarietà,
alla resistenza, alla disobbedienza. Così credo si debba leggere
l'intreccio di eventi che sono occorsi nei vari oggi del passato. Il
libro forse più bello che ho letto sull'11 settembre è di Jonathan
Safran Froer, "Extremely loud, incredibly close". Il saggio più lucido
"Power Inferno, requiem per le Twin Towers" di Jean Baudrillard, Quel
che resta, due abissi quadrati di granito nero ad opera del grande
Daniel Libeskind, che ti fanno la stessa impressione delle decine di
blocchi squadrati e levigati del memoriale della Shoah accanto alla
Porta di Brandeburgo a Berlino. I più toccante ricordo di Salvador
Allende l'intervista data a Regis Debray, il ricordo più forte delle
mobilitazioni alle quali partecipai a Cancun dopo un memorabile giro tra
le comunità zapatiste, quello dell'istante nel quale un contadino,
attivista coreano si tolse la vita davanti alle barricate ed agli
schieramenti di polizia. Si chiamava Lee Kyung Hae.
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