articolo per newsletter Un Ponte Per... Settembre 2016
Le continue notizie di omicidi, sequestri,
incarcerazioni illegittime, processi non equi, torture, e vessazioni di ogni
tipo contro associazioni per la tutela
dei diritti umani, e attivisti in Egitto sono solo la punta di iceberg di
un’emergenza globale . L’attacco contro i difensori dei diritti umani, intesi nella loro accezione più ampia
(si va dagli attivisti per i diritti delle donne e GLBQT; a chi lotta per
difendere l’ambiente e la terra, chi si attiva per la tutela dei diritti
civili, la libertà di stampa , l’accoglienza, lo stato di diritto) miete infatti
decine e decine di vittime [1]..
Un sottotraccia che raramente incide nei rapporti tra governi centrati sull’interesse nazionale, e la
realpolitik. Tutto ciò in fondo rappresenta
la vicenda dell’assassinio di Giulio
Regeni, una tragedia compiutasi sullo sfondo di un paese teatro di continue
violazioni dei diritti umani, che mette
in discussione anche e soprattutto l’uso retorico e spesso strumentale dei
diritti umani e ci interroga sulla qualità della politica estera del nostro
paese. Questo il senso della campagna
promossa da Un Ponte Per, assieme ad
altre ONG dell’Associazione delle Organizzazioni di cooperazione e solidarietà
internazionale italiane (AOI) in difesa
dei difensori dei diritti umani in Egitto [2]
e per una profonda rimodulazione della politica estera italiana verso quel
paese. Accanto al sostegno a iniziative per la verità e giustizia per Giulio
Regeni, ed alle richieste di embargo della cooperazione militare ed il blocco
della vendita di armi all’Egitto, avanzate da Retedisarmo, chiediamo un impegno
chiaro da parte del governo italiano a
protezione dei difensori dei diritti umani in quel paese. Un’urgenza che non può però essere confinata all’Egitto.
Giovano infatti ricordare in tale contesto le attività di Un Ponte Per assieme
alle organizzazioni di donne che difendono i diritti umani,[3]
a Baghdad - un’emergenza evidente
anche altrove nella regione [4]
- che rappresentano un versante
imprescindibile di lavoro accanto ad una proposta di campagna nazionale sui
Difensori dei Diritti Umani sulla quale attivare organizzazioni della società civile ed ONG
italiane. Per dar maggior forza al lavoro di campo sarà infatti urgente
chiedere al Parlamento ed al governo italiano di seguire l’esempio di altri
paesi europei quali Irlanda, Spagna, Olanda che si sono dotati di procedure e
strumenti per monitorare la situazione dei difensori dei diritti umani nei
paesi nei quali sono presenti loro rappresentanze diplomatiche dando così
attuazione agli orientamenti della UE in proposito. Una strategia di pressione
sui decisori politici che non può prescindere da iniziative di accompagnamento
ed informazione capillare verso i media e l’opinione pubblica , e di
sensibilizzazione delle amministrazioni
locali che potrebbero attivarsi per accogliere chi oggi rischia la propria vita
per difendere i diritti umani. Passi
questi necessari per far sì che l’imperativo del rispetto dei diritti umani
venga sottratto alle grinfie degli interessi geopolitici e strategici,
restituito alla solidarietà internazionale e ad una politica estera centrata
sul diritto internazionale e sui diritti dei popoli.
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