Una possibile chiave di lettura della
crisi europea propone di leggere le tre crisi che stanno
attraversando l'Europa intorno al tema del confine, e della
frontiera: la crisi greca, quella ucraina e quella mediterranea. La
crisi riguarda però anche e soprattutto ciò che è al di qua ed al
di là del confine. Basta pensare al prossimo Consiglio Europeo dei
ministri che si riunirà i prossimi giorni a Bruxelles. All'ordine
del giorno temi caldi, le politiche migratorie, la revisione delle
strategie europee di sicurezza, lo stato dell'arte del TTIP,
l'adozione delle raccomandazioni-paese del semestre europeo, inclusa
l'Italia, la discussione sulla proposta di riforma della governance
economico-finanziaria dell'Eurozona, la lotta al terrorismo. Una
rapida scorsa ai documenti base, dimostra che la crisi è tutta lì,
nel paradigma ossessivo dell'austerity e del rigore di bilancio,
basti leggere le raccomandazioni del semestre per l'Italia, che
riportano anche dati assai allarmanti sul livello di povertà ed
esclusione sociale nel paese. E ciò nonostante insistono su rigore e
taglio della spesa, riforma del mercato del lavoro. O le proposte
sulle 4 riforme strutturali, economica, politica, finanziaria,
fiscale, che dovrebbero aprire la strada ad un percorso di
rafforzamento dell'Europa federale o per lo meno di strutture comuni
di governo. Anche lì, nonostante l'ammissione della crisi, la
risposta è sempre la stessa. Un maquillage istituzionale, l'abbozzo
forse neanche così negativo di istituzioni comuni nel settore
fiscale, e finanziario, ma il problema é per fare cosa? Applicare
pedissequamente il Six-Pack o il fiscal Compact? Da qua non se ne
esce, se non con una stagione di autentica rifondazione del progetto
europeo, su basi nuove, solidali, transnazionali. La Grecia ci sta
mostrando come sfidare il dogma, e cosa mettere al centro. I
cittadini stanno mostrando come superare le frontiere e praticare
l'accoglienza. Al di quà ed al di là dei confini. Resta un punto
centrale, quello della cittadinanza europea transnazionale che
appunto travalica i confini degli stati nazione, oggi così
rigidamente definiti con la forza. Ed in tale prospettiva va
considerata un'altra crisi di confine, quella dell'Ungheria di Orban,
che ha deciso di erigere un muro per bloccare il flusso possibile di
rifugiati e richiedenti asilo, anche questo il sintomo evidente
dell'assenza dell'Europa politica. Ma forse non sta ai governi il
compito di rielaborarne i criteri ed i valori fondanti.
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