Ecco perché il referendum greco è il nostro referendum. E' un referendum
per riaffermare le ragioni dell'autentico progetto europeo, solidale,
di giustizia, contro un tentativo di colpo di stato eterodiretto,
stavolta non con i "tanks" ma con le "banks". I tre i pilastri centrali
dell'antica democrazia greca erano , il "nomos"; l'"ethos", ed il
"demos", la legge, l'etica, il popolo. Se oggi il "nomos" lo detta la Trojka, l'"ethos" è quello della finanza e dell'austerity, spetterà
allora al "demos", al popolo, il compito di dare l'impulso per una
rifondazione dell'Europa. Un progetto che era nato per mediare tra
democrazia e mercato, tra ricerca del profitto e giustizia sociale.
Questo progetto è stato scientemente distrutto e spetta a noi l'opera
difficile di ricostruzione, non più mediando, ma anteponendo
definitivamente la giustizia sociale e la democrazia reale. Il nostro
impegno accanto al popolo greco quindi non è è solo giustificato dal
fatto che i prossimi potremmo essere noi a soffrire gli effetti delle
ricette ordoliberiste, o da un doveroso impegno di solidarietà con un
popolo che resiste. Ma anche perché facendo del referendum greco il
nostro referendum, ne facciamo un'occasione ed opportunità unica per
aprire una fase "costituente", di rottura necessaria che andrà poi
accompagnata dalla costruzione di un'Europa diversa.
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