Qualche settimana fa Comune-Info
http://comune-info.net/2016/06/a-quando-onda-verde/
ha pubblicato un appello di Alex Zanotelli nel quale Alex sollecita un impegno maggiore per la giustizia climatica e per "disobbedire" alla logica del petrolio, del gas e del carbone. A questo appello ha risposto tra l'altro il rappresentante di Assocarboni con argomentazioni medioevali , che vale la pena di leggersi comunque con attenzione. Questo perché il tono e la foga espressi dal signor rappresentante di Assocarboni danno il senso del progressivo isolamento di coloro che si ostinano a pensare che per assicurare il benessere del pianeta e posti di lavoro si debba continuare a trivellare, ed estrarre combustibili fossili. Proprio l’aumento delle decisioni di disinvestire dai fossili, le decisioni seppur limitate ma che danno il segno, dei G7 di interrompere i sussidi al carbone ed altri combustibili fossili in meno di dieci anni, e la scienza stessa dimostrano che chi continua a difendere strenuamente il carbone, è come quello che era barricato nella fortezza del Deserto dei Tartari in attesa di un nemico che non arrivava mai. Solo, in mezzo al deserto alla ricerca di un senso. Neanche più la scienza lo giustifica visto che è ormai assodato che come spiegato dalla rivista Science per conseguire il contenimento dell’aumento della temperatura entro 1,5-2 gradi centigradi, sarà necessario rinunciare ad un terzo delle riserve petrolifere, metà di quelle di gas naturale, e l’80 percento del carbone entro il 2050. Stiamo parlando di Science, non di un pamphlet qualsiasi. Ciononostante si calcola che ogni anno le imprese multinazionali del settore investano circa 800 miliardi di dollari per la ricerca di nuovi giacimenti. Eppure si potrebbe partire ad esempio in Italia, ma non solo, dall’immediata moratoria di nuove concessioni di estrazione ed esplorazione, con l’obiettivo di massimizzare l’efficienza ed il gettito delle royalties per le concessioni già in opera, impegnandosi anche in tal caso a un progressivo “sganciamento” dalle fonti fossili. I fondi “recuperati” dal blocco dell’avanzamento della frontiera “fossile” e dalla rinegoziazione delle royalties con le compagnie attive nel paese verrebbero reinvestiti in fonti energetiche rinnovabili su piccola scala, efficienza energetica, autoproduzione per la sovranità energetica e per il risarcimento del debito ecologico causato dall’estrazione , stoccaggio, uso di petrolio e gas naturale, oltre che dai cambiamenti climatici associati. Vale la pena di ricordare anche che la maggior parte dei nuovi giacimenti, di combustibili convenzionali e non, sono collocati in aree ad alto rischio ambientale, quali l’Artico, o casa di popolazioni indigene, come nel caso del Canada, o dell’Ecuador o della Nigeria. Imprese che non esitano a stringere accordi con regimi dittatoriali, quali l’Egitto, o che non assumendosi le responsabilità dei danni arrecati determinano una spirale di conflitto e repressione micidiale come nel caso della Nigeria. Disobbedire al petrolio, al gas naturale, al carbone significa anche disobbedire alla logica della guerra e della violazione dei diritti dei popoli. Basti pensare al caso recentemente denunciato da Re:Common riguardo le violazioni di diritti umani connesse all’estrazione di carbone in Colombia. O come testimonia la nuova recentissima escalation di violenza nel delta del Niger, a opera dei paramilitari del Niger Delta Avengers, di cui Comune ha già trattato. Frutto della disperazione di chi da decenni muore, avvelenato dalle multinazionali del petrolio. Agip inclusa i cui impianti nello stato di Bayelsa sono stati attaccati proprio qualche settimana fa, dagli Avengers che hanno fatto saltare per aria un oleodotto causando la perdita di produzione di 140mila barili al giorno. Quello che nessuno dice però è che proprio in Bayelsa in un’esplosione causata dalla scarsa manutenzione degli impianti AGIP lo scorso anno perse la vita il ministro di stato dell’energia, fatto ridimensionato proprio dall’AGIP a quanto denunciato da media indipendenti e che lo stato di Bayelsa chiese nel 2015 ufficialmente all’AGIP il risarcimento per i danni causati da ben 1000 sversamenti di petrolio occorsi dal 2014 alla fine del 2015. Anche questo è il prezzo del carbone e del petrolio.
http://comune-info.net/2016/06/a-quando-onda-verde/
ha pubblicato un appello di Alex Zanotelli nel quale Alex sollecita un impegno maggiore per la giustizia climatica e per "disobbedire" alla logica del petrolio, del gas e del carbone. A questo appello ha risposto tra l'altro il rappresentante di Assocarboni con argomentazioni medioevali , che vale la pena di leggersi comunque con attenzione. Questo perché il tono e la foga espressi dal signor rappresentante di Assocarboni danno il senso del progressivo isolamento di coloro che si ostinano a pensare che per assicurare il benessere del pianeta e posti di lavoro si debba continuare a trivellare, ed estrarre combustibili fossili. Proprio l’aumento delle decisioni di disinvestire dai fossili, le decisioni seppur limitate ma che danno il segno, dei G7 di interrompere i sussidi al carbone ed altri combustibili fossili in meno di dieci anni, e la scienza stessa dimostrano che chi continua a difendere strenuamente il carbone, è come quello che era barricato nella fortezza del Deserto dei Tartari in attesa di un nemico che non arrivava mai. Solo, in mezzo al deserto alla ricerca di un senso. Neanche più la scienza lo giustifica visto che è ormai assodato che come spiegato dalla rivista Science per conseguire il contenimento dell’aumento della temperatura entro 1,5-2 gradi centigradi, sarà necessario rinunciare ad un terzo delle riserve petrolifere, metà di quelle di gas naturale, e l’80 percento del carbone entro il 2050. Stiamo parlando di Science, non di un pamphlet qualsiasi. Ciononostante si calcola che ogni anno le imprese multinazionali del settore investano circa 800 miliardi di dollari per la ricerca di nuovi giacimenti. Eppure si potrebbe partire ad esempio in Italia, ma non solo, dall’immediata moratoria di nuove concessioni di estrazione ed esplorazione, con l’obiettivo di massimizzare l’efficienza ed il gettito delle royalties per le concessioni già in opera, impegnandosi anche in tal caso a un progressivo “sganciamento” dalle fonti fossili. I fondi “recuperati” dal blocco dell’avanzamento della frontiera “fossile” e dalla rinegoziazione delle royalties con le compagnie attive nel paese verrebbero reinvestiti in fonti energetiche rinnovabili su piccola scala, efficienza energetica, autoproduzione per la sovranità energetica e per il risarcimento del debito ecologico causato dall’estrazione , stoccaggio, uso di petrolio e gas naturale, oltre che dai cambiamenti climatici associati. Vale la pena di ricordare anche che la maggior parte dei nuovi giacimenti, di combustibili convenzionali e non, sono collocati in aree ad alto rischio ambientale, quali l’Artico, o casa di popolazioni indigene, come nel caso del Canada, o dell’Ecuador o della Nigeria. Imprese che non esitano a stringere accordi con regimi dittatoriali, quali l’Egitto, o che non assumendosi le responsabilità dei danni arrecati determinano una spirale di conflitto e repressione micidiale come nel caso della Nigeria. Disobbedire al petrolio, al gas naturale, al carbone significa anche disobbedire alla logica della guerra e della violazione dei diritti dei popoli. Basti pensare al caso recentemente denunciato da Re:Common riguardo le violazioni di diritti umani connesse all’estrazione di carbone in Colombia. O come testimonia la nuova recentissima escalation di violenza nel delta del Niger, a opera dei paramilitari del Niger Delta Avengers, di cui Comune ha già trattato. Frutto della disperazione di chi da decenni muore, avvelenato dalle multinazionali del petrolio. Agip inclusa i cui impianti nello stato di Bayelsa sono stati attaccati proprio qualche settimana fa, dagli Avengers che hanno fatto saltare per aria un oleodotto causando la perdita di produzione di 140mila barili al giorno. Quello che nessuno dice però è che proprio in Bayelsa in un’esplosione causata dalla scarsa manutenzione degli impianti AGIP lo scorso anno perse la vita il ministro di stato dell’energia, fatto ridimensionato proprio dall’AGIP a quanto denunciato da media indipendenti e che lo stato di Bayelsa chiese nel 2015 ufficialmente all’AGIP il risarcimento per i danni causati da ben 1000 sversamenti di petrolio occorsi dal 2014 alla fine del 2015. Anche questo è il prezzo del carbone e del petrolio.
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