mio contributo per il rapporto annuale di Sbilanciamoci, 2015
A giugno del 2015 l'allora viceministro
degli Esteri con delega alla cooperazione ed all'Africa e Medio
Oriente Lapo Pistelli, annunciava la sua decisione di dimettersi per
assumere l'incarico di vicepresidente dell'ENI. Una decisione che
lascia molti elementi in questione, sul ruolo svolto dall'allora
viceministro, in una fase assai delicata nel processo di riforma
della cooperazione. Qualche giorno prima le agenzia avevano battuto
notizie di rivolte contro l'AGIP dello stato di Bayelsa Poco dopo
la decisione di Pistelli l'ENI annuncia la scoperta di un enorme
giacimento di gas naturale in acque territoriali egiziane. Nulla
però si è detto rispetto a cosa significhi fare affari con
l'Egitto di Al Sisi, un presidente che fa carta straccia dei diritti
umani nel suo paese . Quest'intreccio tra vicende personali, scelte
geopolitiche e strategiche, interessi d'impresa, violazioni passate e
presenti di diritti umani riporta alla ribalta la relazione tra
diritti umani ed interessi d'impresa. Per quanto riguarda la
cooperazione allo sviluppo e il ruolo delle imprese non basterà
più la responsabilità sociale d'impresa, della quale si fa paladina
anche l'ENI, ma andranno previsti impegni vincolanti sulla scorta
dell' accordo internazionale su multinazionali e diritti umani
attualmente in discussione presso il Consiglio ONU sui Diritti Umani.
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Un episodio che, al di là delle
specificità contingenti, pone una serie di interrogativi assai
cruciali e che ciononostante nel giro di pochi giorni è scomparso
dalla discussione politica sul futuro della cooperazione. A giugno
del 2015 l'allora viceministro degli Esteri con delega alla
cooperazione ed all'Africa e Medio Oriente Lapo
Pistelli, annunciava
la sua decisione di dimettersi per assumere l'incarico di
vicepresidente dell'ENI. Tra le varie deleghe quella dei rapporti con
gli ”stakeholder”. L'annuncio suscitò una serie di interrogativi
sul meccanismo delle “porte girevoli” ossia delle necessarie
contromisure atte a scongiurare la possibilità di eventuali
conflitti di interesse tra detentori di cariche pubbliche e interessi
privati o di impresa. Nel caso di
Pistelli la questione venne risolta
con una dichiarazione del Presidente della Repubblica Mattarella
sulla coerenza nel perseguimento degli interessi nazionali, e con una
dichiarazione di compatibilità da parte delle autorità competenti e
pertanto a livello formale la vicenda si chiuse . Restano però molti
elementi in sospeso, che riguardano il ruolo svolto dall'allora
viceministro, in una fase assai delicata nel processo di riforma
della cooperazione, laddove uno dei temi più scottanti riguarda
proprio il ruolo del settore privato, e nel corso del cui mandato -
secondo sua stessa ammissione - erano già iniziati i colloqui con
gli alti vertici dell'ENI che avrebbero poi portato alla decisione di
lasciare la propria poltrona alla Farnesina. Come ad evidenziare la
contraddizione tra gli obiettivi di lotta alla povertà e rispetto
dei diritti umani che dovrebbero essere alla base della politica
estera e della cooperazione di un paese europeo come l'Italia, e
l'agenda privata dell'AGIP-ENI, le agenzia avevano battuto nelle
setitmane precedenti l'annuncio ed anche dopo notizie di rivolte
di giovani dello stato di Bayelsa – gli “stakeholder” appunto
- nelle aree del Niger Delta dove opera da anni l'AGIP e che avevano
occupato pozzi dell'AGIP da maggio a luglio, dopo anni di mancate
promesse e di mancato versamento di fondi per lo sviluppo locale e la
mitigazione dell'impatto ambientale delle attività estrattive. Vale
la pena di ricordare che il gruppo petrolifero italiano sempre in
Nigeria si era reso responsabile di una serie di casi di corruzione
relativi all'impianto di gas naturale di Bonny Island, con esborso di
tangenti “mascherate” da costi culturali, ed attività di
dialogo con l'esterno. A fine settembre di quest'anno poi le autorità
dello stato di Bayelsa hanno inviato una lettera di protesta alla
consociata ENI in Nigeria (NAOC) per l'inquinamento da essa causato
da sversamenti di petrolio, intimando alla compagnia di procedere
immediatamente alle operazioni di pulizia. Secondo il Ministro
dell'Ambiente dello Stato di Bayelsa dal 2014 si sarebbero registrati
almeno 1000 sversamenti dai impianti NAOC. Se questo episodio non
fosse bastato ad evidenziare la contraddizione tra attività di
impresa, sviluppo umano e rispetto dei diritti umani, poco dopo la
decisione di
Pistelli di andare agli alti vertici dell'ENI fece
scalpore l'annuncio della scoperta sempre da parte dell'ENI di un
enorme giacimento di gas naturale in acque territoriali egiziane. Un
annuncio comunicato personalmente dall'amministratore delegato al
presidente egiziano Al-Sissi. Si disse che tale scoperta cambierà la
geopolitica della regione, metterà in difficoltà Israele e le sue
ambizioni di diventare leader regionale nel settore energetico. Nulla
però si è detto rispetto a cosa significhi fare affari con
l'Egitto di Al Sisi. Un partner politico ed economico privilegiato
del governo e del premier Renzi che si è fatto promotore di
un'alleanza a tre tra lui, Bibi Nethanyahu e Al Sissi per cercare di
svolgere un ruolo di leadership nel delicatissimo schacchiere
mediorientale. L'ENI quindi come “longa manus” della politica
estera del paese, per fare affari con un presidente militare, che usa
il pugno di ferro, condanna a morte decine di attivisti dei Fratelli
Musulmani, imprigiona leader della primavera di Tahrir e giornalisti.
Quest'intreccio tra vicende personali, scelte geopolitiche e
strategiche, interessi d'impresa, violazioni passate e presenti di
diritti umani riporta alla ribalta l'annosa questione relativa alla
prioritià dell'imperativo dei diritti umani rispetto agli interessi
del mercato e dell'impresa. Si disse a suo tempo che le rendite
dell'estrazione del gas assicureranno la stabilizzazione dell'Egitto,
ma nulla si disse del fatto che a Tahrir la gente chiedeva non pane
ma democrazia, e che i militari sono in Egitto un potere economico
parallelo. Allora, per quanto riguarda la cooperazione allo sviluppo
e il ruolo possibile delle imprese non basterà più rifarsi
all'usato ed abusato concetto di responsabilità sociale d'impresa,
del quale si fa paladina anche l'ENI, ma andrà fatto un passo in
avanti più concreto , in sostegno ad un accordo internazionale sui
diritti umani vincolante per le imprese attualmente in discussione
presso il Consiglio ONU sui Diritti Umani.
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