giovedì 25 luglio 2013

Solidarietà con il Fronte Popolare tunisino

Sinistra Ecologia e Libertà è accanto  alla famiglia di  Mohamed Brahmi, dirigente del Fronte Popolare e componente della Assemblea Costituente tunisina, ucciso oggi a Tunisi. Abbiamo incontrato nei giorni scorsi Basma Khalfaoui, vedova di Chokri Belaid, invitata ad un dibattito ala Festa Nazionale di SEL, per esprimere il sostegno di Sinistra Ecologia e Libertà a lei, all'impegno suo e del Fronte Popolare per la democrazia, la verità e la giustizia in Tunisia. Questo è il primo passo verso la costruzione di un rapporto di solidarietà e collaborazione con il Fronte Popolare tunisino che oggi piange un suo importante dirigente. Chiediamo al governo italiano di fare tutto ciò che è nelle sue capacità per manifestare la propria condanna per questo ennesimo omicidio politico, in sostegno alla democrazia ed alla libertà di espressione in Tunisia. 

venerdì 12 luglio 2013

per una rivoluzione dei diritti umani


Violazione dell'obbligo di non-refoulement, violazione dei diritti delle popolazioni Rom, respingimento in mare di migranti, mancata adozione di una legge contro la tortura, mancata istituzione di un'autorità indipendente sui diritti umani, mancato recepimento delle fattispecie di crimini contro l'umanità previsti dal Trattato di Roma che istituisce il Tribunale Penale Internazionale, mancata ratifica della Convenzione ONU sui diritti dei lavoratori migranti e delle loro famiglie, mancata firma e ratifica della convenzione OIL 169 sui diritti dei popoli indigeni e tribali, voto contrario alla risoluzione del Consiglio ONU sui diritti umani riguardo la possibilità degli stati di andare in default sul pagamento del debito se questo comporti violazioni dei diritti dei cittadini. L'affaire Kazako - che certamente ha a che fare con interessi economico-commerciali - è solo la punta di un iceberg. I diritti umani sono visti come un aspetto secondario nella politica del nostro paese. Quelle che vengono vendute come irregolarità burocratiche, invece sono violazioni di obblighi internazionali contratto dal nostro paese. Quando un essere umano ad esempio viene sfrattato a forza dalla sua casa, il problema non è la burocrazia, il punto è che viene violato il suo diritto alla casa, quando un pazientenon viene sottoposto a cure decenti, il problema non è la carenza di strutture, ma che viene violato il suo diritto alla salute, Quando viene chiusa una scuola, il problema non è la carenza di strutture ma la violazione del diritto all'educazione ed alla cultura. Abbiamo assoluto bisogno di una rivoluzione dei diritti umani in Italia, una volta per tutte, senza slogan o campagne di pubblicità progresso.

Datagate, l’Europa smetta di chiedere spiegazione e ponga il problema di un nuovo rapporto con gli Usa


Anche sul caso Datagate , ed a differenza di quanto hanno fatto Angela Merkel e Francois Hollande, il governo Letta parla linguaggi ambigui, non cogliendo a fondo l’essenza del problema. E’ la natura e la concezione stessa del rapporto che gli Stati Uniti hanno con l’Europa che viene negativamente messa in evidenza. Con il pretesto della lotta al terrorismo si è messo in campo un sistema di spionaggio politico ed economico volto ad assicurare ogni oltre misura una posizione di forza degli Stati Uniti verso l’economia e la politica europea. Ciò di fatto perpetua un rapporto strettamente funzionale di Bruxelles agli interessi economici, militari, geopolitici e strategici di Washington, che si è ripetuto più volte anche dopo la fine della Guerra Fredda, ed al quale ad oggi l’Europa non ha avuto capacità o volontà politica di volersi misurare con una propria idea dei rapporti transatlantici ed una visione autonoma sulla politica estera, l’intelligence, la difesa. Sotto l’ombrello della NATO, alleanza ormai obsoleta rispetto agli assetti politici e strategici globali, l’Unione Europea ha rinunciato quindi al proprio protagonismo. Per questo oggi l’Europa non può limitarsi a chiedere le sia pur doverose spiegazioni, bensì dovrà porre il problema della ridiscussione dei rapporti translantici, siano essi commerciali, politici, militari. Un’urgenza mai come in questo momento evidente a pochi giorni dal previsto inizio del negoziato per l’Accordo transatlantico su commercio ed investimenti di cui sarebbe opportumo che l’Unione Europea chiedesse un congelamento in attesa di un convincente chiarimento sulla vicenda.

Francesco Martone
Elettra Deiana