venerdì 16 agosto 2013

Tenere il petrolio sottoterra, proteggere Yasuni

La decisione annunciata ieri dal Presidente dell'Ecuador Rafael Correa di chiudere l'iniziativa ITT Yasuni e riaprire la frontiera dell'estrazione petrolifera in quell'area incontaminata è grave. Grave perchè ITT Yasuni era ed è simbolo di una via possibile di uscita dalla dipendenza da petrolio, sia per quanto riguarda il modello e la matrice di sviluppo di un paese produttore che per quanto riguarda il modello di sviluppo dei paesi importatori. Proprio in queste settimane arrivano notizie importanti: la Banca mondiale decide di non sostenere più progetti per lo sfruttamento del carbone, la Banca Europea per la Ricostruzione e lo sviluppo sta considerando di fare altrettanto. Insomma la decisione di Correa sembra andare in controtendenza. Tenere il petrolio sottoterra e proporre uno schema sul quale far convergere l'impegno della comunità internazionale è una via innovativa che andrà ancora perseguita. Molto si è parlato della ITT Yasuni, ad un certo punto sembrava esistessero ben due iniziative, una, quella del governo e l'altra quella dei movimenti e della società civile. Ora il Presidente Correa annuncia la fine di questo esperimento innovativo, mai decollato in realtà per mancanza di fondi. Resta il dubbio che in realtà nelle menti e nelle intenzioni vere del governo ecuadoriano e del Presidente questo progetto non avrebbe mai dovuto essere messo in pratica giacché rappresenta una sfida al modello estrattivista sul quale si fonda l'economia del paese. Ed allora da oggi la ITT Yasuni torna alle sue origini, nelle mani dei movimenti e della società civile globale alla quale faremo avere il nostro sostegno.

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