Oggi
Matteo Renzi incontra a Washington Barack Obama, Tra i temi all'ordine
del giorno Libia e TTIP. Sulla Libia Renzi chiederà aiuto a Obama nella
strategia di contenimento dell'avanzata dell'ISIS, un supporto
logistico-militare ed anche un avallo politico ad eventuali operazioni
militari mirate. L'incontro si intreccia con altri importanti sviluppi;
oltre alla riaffermata compattezza del G7 sul contrasto all'ISIS,
ribadita nel vertice dei ministri degli esteri di Lubecca, l'annuncio
della pubblicazione del libro Bianco della Difesa che contiene secondo
indiscrezioni un notevole cambio di rotta nella strategia italiana, che
sarà rivolta a maggior efficacia ed efficienza di intervento in aree di
prossimità sopratutto nel Mediterraneo e Medio Oriente, a "tutela degli
interessi nazionali". Non a caso, a Washington la contropartita di Renzi
ad un sostegno di Obama per un ruolo attivo e "incisivo" dell'Italia
nel Mediterraneo sarà il prolungamento della presenza dei contingenti
militari italiani ad Herat, Afghanistan, estendendo la missione ISAF
fino alla fine dell'anno, sempre per provare a governare il mix
micidiale di instabiilità politica e di governo e penetrazione del
progetto di Califfato che potrebbe avere presa in quel teatro fluido e
mai "pacificato" dell'AfPak. Sullo sfondo il tentativo ennesimo di
Bernardino Leon di tenere aperto il canale della trattativa tra Tobruk e
Tripoli. E' ancora la guerra però a prendere il sopravvento, mentre la
diplomazia stenta. Ci si organizza quindi, si affilano gli strumenti, si
mettono a punto scenari che prevedono l'uso della forza. Si chiudono
gli occhi dinnanzi a nemici-amici di ieri, Al Sissi, Afewerki, Assad,
che la vera priorità oggi è distruggere l'ISIS e arginare il flusso di
migranti, come se le due cose fossero fungibili. Renzi parlerà anche di
TTIP, oggi alla vigilia della giornata internazionale di mobilitazione
contro TTIP TTP, e CETA, strumenti di liberalizzazione degli scambi
commerciali e degli investimenti che comprimono a dismisura le capacità
di di regolamentazione dei governi nazionali a favore delle imprese
transnazionali e non. E' un giano bifronte, da un lato di fronte
all'emergenza "sicurezza" la politica e la diplomazia segnano il passo, e
l'opzione militare prende il sopravvento. Dall'altro, l'urgenza di
tenersi stretto l'alleato di sempre, gli USA, avrà come conseguenza una
restrizione delle prerogative degi governi e dei parlamenti. E anche qua
è ancora la "politica" a farne le spese.