venerdì 17 aprile 2015

Renzi a Washington: una partita a scacchi sul Mediterraneo

 
Oggi Matteo Renzi incontra a Washington Barack Obama, Tra i temi all'ordine del giorno Libia e TTIP. Sulla Libia Renzi chiederà aiuto a Obama nella strategia di contenimento dell'avanzata dell'ISIS, un supporto logistico-militare ed anche un avallo politico ad eventuali operazioni militari mirate. L'incontro si intreccia con altri importanti sviluppi; oltre alla riaffermata compattezza del G7 sul contrasto all'ISIS, ribadita nel vertice dei ministri degli esteri di Lubecca, l'annuncio della pubblicazione del libro Bianco della Difesa che contiene secondo indiscrezioni un notevole cambio di rotta nella strategia italiana, che sarà rivolta a maggior efficacia ed efficienza di intervento in aree di prossimità sopratutto nel Mediterraneo e Medio Oriente, a "tutela degli interessi nazionali". Non a caso, a Washington la contropartita di Renzi ad un sostegno di Obama per un ruolo attivo e "incisivo" dell'Italia nel Mediterraneo sarà il prolungamento della presenza dei contingenti militari italiani ad Herat, Afghanistan, estendendo la missione ISAF fino alla fine dell'anno, sempre per provare a governare il mix micidiale di instabiilità politica e di governo e penetrazione del progetto di Califfato che potrebbe avere presa in quel teatro fluido e mai "pacificato" dell'AfPak. Sullo sfondo il tentativo ennesimo di Bernardino Leon di tenere aperto il canale della trattativa tra Tobruk e Tripoli. E' ancora la guerra però a prendere il sopravvento, mentre la diplomazia stenta. Ci si organizza quindi, si affilano gli strumenti, si mettono a punto scenari che prevedono l'uso della forza. Si chiudono gli occhi dinnanzi a nemici-amici di ieri, Al Sissi, Afewerki, Assad, che la vera priorità oggi è distruggere l'ISIS e arginare il flusso di migranti, come se le due cose fossero fungibili. Renzi parlerà anche di TTIP, oggi alla vigilia della giornata internazionale di mobilitazione contro TTIP TTP, e CETA, strumenti di liberalizzazione degli scambi commerciali e degli investimenti che comprimono a dismisura le capacità di di regolamentazione dei governi nazionali a favore delle imprese transnazionali e non. E' un giano bifronte, da un lato di fronte all'emergenza "sicurezza" la politica e la diplomazia segnano il passo, e l'opzione militare prende il sopravvento. Dall'altro, l'urgenza di tenersi stretto l'alleato di sempre, gli USA, avrà come conseguenza una restrizione delle prerogative degi governi e dei parlamenti. E anche qua è ancora la "politica" a farne le spese.

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