Sciopero generale nelle fabbriche convocato dai sindacati di sinistra ecuadoriani in sostegno al 'paro' dei movimenti sociali ed indigeni. Dopo una forte repressione in varie zone del paese. Utilizzando il pretesto dello stato di emergenza decretato per la possibile eruzione del vulcano Cotopaxi esercito e polizia stanno presidiando zone dove la mobilitazione indigena e' stata piu' forte tra cui Morona Santiago e Loja dove decine di indigeni Saraguro sono stati arrestati. Un'altra manifestazione e' convocata a Quito per oggi. Ed attenzione ad un dettaglio non di poco conto: a differenza delle destre che tentano di cavalcare senza successo la mobilitazione popolare nel paese, qua non si chiede la destituzione di Correa, ma la convocazione di una consulta popular sulle proposte di emendamendo alla Costituzione, tra cui la possibilita' di rielezione indefinita del presidente o le leggi sulla privatizzazione di terra ed acqua strumentali agli interessi dell'agribusiness che ha spinto per la firma del trattato di libero scambio tra Ecuador ed Unione Europea. Questa e' rivolta del lusso o mobilitazione golpista come accusa il governo? Chiedono quello che chiediamo anche noi qua , no alla privatizzazione dei beni comuni no ad una svolta autoritaria imposta a colpi di maggioranza in Parlamento, no allo sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali, si al rispetto dei diritti dei lavoratori.
uno spazio pubblico per attivisti/e che lavorano per la pace, il disarmo, i diritti umani, la giustizia sociale, economica ed ecologica globale, la resistenza alle politiche neoliberiste, il riconoscimento del debito ecologico e sociale.
martedì 18 agosto 2015
domenica 2 agosto 2015
Fermare la strage in Kurdistan ora.
Ma com'è sta storia, prima ad agosto dello scorso anno hanno fatto
aprire le Camere di fretta e furia per mandare armi i peshmerga
(arrivate poi assai più tardi - e dei ferrivecchi), cosa che era già di
suo assai dubbia come operazione, ed ora che il pascià Erdogan prima
lascia che i miliziani ISIS agiscano indisturbati ed ora con l'avallo di
tutti bombarda i kurdi nel Kurdistan irakeno, facendo una strage, non
si sente mosca volare. Nessun cinguettio del ministro della difesa
che declama la forza della resistenza kurda, (si certo si parla di
quelli di Barzani, ma i jet turchi là stanno bombardando mica per
altro), silenzio assordante della politica. La stessa ministro che in
diretta tv promise supporto armato e non al YPG in occasione di una
recente visita di una delegazione kurda in Italia - e che due settimane
fa si è recata in visita ai militari italiani ad Erbil dove opera un
contingente di addestratori italiani. Ironia della sorte, uno dei
compiti è anche quello di pattugliamento aereo sul Kurdistan irakeno con
droni. C'è un sacco di traffico da quelle parti. Ed il ministro degli
esteri che incontrò anche lui la delegazione dell'YPG, che dice? Magari
era anche uno di quelli che invocavano "moderazione" nelle azioni
militari di Erdogan nel corso dell'ultimo incontro del Consiglio
Atlantico? E' impressionante notare la "sequenzialità" dei fatti e la
sfida di Erdogan in particolare all'Europa che appunto al Consiglio
Atlantico spese parole forse a questo punto solo di circostanza - per
chiedere che l'operazione militare non pregiudicasse il processo di pace
con i kurdi. Poche ore dopo la riunione di Bruxelles, proprio per
essere "moderato" Erdogan intensifica i bombardamenti contro i kurdi.
Usa il pretesto della lotta all'ISIS per ritagliarsi una zona cuscinetto
con il confine con la Siria e cerca in ogni maniera di sferrare un
colpo micidiale anche all'HDP, partito di sinistra dei kurdi turchi che
proprio in virtà dell'inatteso successo elettorale, rende impossibile la
formazione di un governo con ampio supporto del parlamento. La fase tre
sarà quella di tornare alla urne, usando i kurdi come arma elettorale.
Nel frattempo gli appelli alla moderazione nell'uso della forza si
tradurranno in complicità nell'ennesima strage.
Iscriviti a:
Post (Atom)