venerdì 21 dicembre 2012

camminare domandando - per una nuova partita

In queste fasi concitate, anche dentro il mio partito, e non solo, penso spesso alle persone con le quali - per mia grande fortuna - passo da quattro anni gran parte del mio tempo. Molte di oggi sono in Guatemala a celebrare l'inizio del nuovo mondo. E guarda caso oggi riescono dietro i passamontagna, da Oventic a San Cristobal. Penso spesso a quello che mi hanno insegnato, e che ormai è parte di me da quando degli anziani sciamani Kuna mi hanno adottato, ed a quello che mi dicono spesso. Ad andare lentamente quando si ha fretta, a pensare sempre alle prossime sette generazioni, quando si decide di fare una cosa o intraprendere un'iniziativa politica. A capire quando stare zitto, piuttosto che parlare. A guardare oltre con dolcezza ma determinazione. Perchè sanno ascoltare i loro vecchi, ma i loro vecchi sanno come accompagnarli con saggezza verso il futuro. Perché si rispettano a vicenda. Si fermano, a volte si ritirano, riflettono, guardano dentro loro stessi o si confrontano con la loro comunità. Loro possono anche scazzare di brutto, essere in disaccordo, ma alla fine sono fratelli e sorelle, fumano, bevono assieme, e trovano il consenso per tutelare la loro comunità, proteggerla, perché l'essere fratelli e sorelle li aiuta a resistere da centinaia di anni. Quello manca in queste ore, e quello rischia di ammazzarci. Siamo ancora in tempo. La politica è soprattutto questo, non si esaurisce in un posto in Parlamento

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