mercoledì 8 giugno 2016

i culti della sinistra che sa farsi male


Ricordo quando mi stavo preparando - credo ormai 23 anni fa lavoravo per Greenpeace Internatonal allora - ad un rischiosissimo viaggio di ricerca sulle mafie del legname in Papua Nuova Guinea, e stavo cercando di capire tra gli scritti di Margaret Mead e Malinowski l'arcano di quelle culture ancestrali. I cargo-cult, i sing-sing, il pidgin, le faide intertribali, i rascal che dominavano le periferie di Moresby. E ricordo come l'immancabile Lonely Planet dava un consiglio ai turisti: "ragazzi se v'imbattetete in un combattimento tra clan - i wantok si chiamano - tenetevi alla larga. Tanto è roba loro, voi se non ci mettete il naso non vi succederà nulla. Se doveste investire qualcuno in auto - agghiacciante incitazione all'omissione di soccorso - scappate ed andate subito a riferire alla polizia, che altrimenti rischiate di rimetterci le penne". Oggi così mi sento io nell'assistere all'inevitabile scambio di accuse, e niente scuse tra le varie anime di quella che pensavo per un pò fosse la mia casa politica di riferimento. E credo di non essere il solo. Lo so non è carino parlare male delle ex, infatti non parlo male, ma constato un dato di fatto. Come tanti e tante osservo uno scontro inter-tribale del quale non mi sento parte, che segue logiche di mondi ormai distanti anni luce, logiche claniche. Gli inglesi per provare a mettere a bada i wantok, si inventarono il sing-sing, la metabolizzazione del conflitto attraverso la danza e le rappresentazioni coreografiche. Ma ora manco più quello basta, visto che i poveri turisti che provano a farsi gli affari loro si trovano comunque coinvolti. Quindi anche se distante anche io mi sento coinvolto, direttamente visto che alla fin fine sono andato a votare per quel candidato sindaco e quella lista - e per riflesso, per provare a capire da un'altro punto di osservazione e pratica politica quali possano essere le prospettive. E sinceramente oggi non le vedo tra quei clan (di vecchi e giovani leader o aspiranti tali o militanti duri e puri eh) tra chi si accapiglia per riprodurre forme più o meno accettabili di centrosinistra in nome della governabilità e chi ancora pensa di perseguire il sol dell'avvenire, il mito del partito taumaturgico in nome e per conto delle masse oppresse. Il punto è non tanto decidere da se di non fermarsi, ma rendersi conto che è il popolo di riferimento ha deciso di tirare il freno a mano. Il re è nudo, anzi non solo, mi sa che qualcuno o qualcosa lo ha ammazzato o aiutato a morire. Poco male visto che i re e le regine non li ho mai sopportati e stavolta ho l'impressione che a poco valgano o servano respirazione bocca a bocca, massaggi cardiaci o tentativi scomposti di rivestirlo alla buona, Ed invece vedo e leggo la riproduzione quasi compulsiva di un "cargo cult" anche a sinistra, Sapete i cargo cult? Di quelle popolazioni del Pacifico che dipendevano tanto dai regalini delle navi cargo che arrivavano per fare il carico di acqua e cibo? E che si inventavano forme di culto propiziatorio affinché quei doni tornassero? C'era pure il "cargo-cult" dell'Uomo Mascherato! Però in quella regione, e non solo, oltre ai cargo cult, ed agli scontri tra wantok ci sono persone e comunità che resistono e praticano l'alternativa. Che resistono al capitalismo estrattivista, al patriarcato, alla repressione, alle nuove forme di colonialismo, alle ingiustizie climatiche. Hanno poco tempo da perdere appresso alle faide altrui, lottano quotidianamente per la loro sopravvivenza e per la loro dignità. Ecco da che parte stare. E credo di non essere il solo. (tra l'altro lì in Papua mi beccai una malaria che quasi mi manda al Creatore - vidi i Quattro dell'Apocalisse, ma anche - in uno sprazzo di lucidità - il Subcomandante Marcos in televisione che lanciava l'insurrezione zapatista - e forse per questo mi auguro che Stefano Fassina rinunci al suo seggio in Consiglio comunale per lasciarlo a persona degna e capacissima quale Sandro Medici, con il quale tra l'altro ebbi la ventura e fortuna di andare proprio lì in Chiapas in visita alle comunità e caracoles zapatisti), Quella malaria poi ha creato un legame indissolubile con un lupo della steppa ed un insurgente australiano che ora vive ad Alotau. Ma questa è un'altra storia.

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