Il Manifesto, 18 agosto 2016
Un Forum Sociale fuori dal
comune, forse meglio dire un Forum del “Comune”, quello da poco concluso a
Montreal. Fuori dal comune giacché svoltosi per la prima volta in un paese del
“Nord”, crocevia di interessi di imprese multinazionali, al centro di
importanti vertenze sindacali e teatro di grandi mobilitazioni studentesche e
di giovani. Sono loro che hanno occupato quello spazio, non tanto nei numeri,
ma nella ricerca di metodologie orizzontali, e partecipative: dai workshop
autogestiti, all'agorà finale, le assemblee di convergenza, i collegamenti
“esterni”, l'uso di internet . Una scossa di adrenalina ad un processo troppo
ingessato nella annosa datriba sulla sua natura. C'è chi immagina il Forum
Sociale Mondiale come un soggetto “politico”; con le redini e l'incarico di
dare la linea ad un Consiglio Internazionale, che a Montreal dava la sensazione
di rischiare definitivamente la sua obsolescenza. Nessun giovane al tavolo,
molti giovani, nelle magliette gialle dell'organizzazione, ai margini. C'è chi
poi pensa che il Forum sia uno “spazio” collettivo , nel quale incontrarsi
rafforzare reti e relazioni, affinare le strategie.
Probabilmente questo forum
non genererà una scelta tra “verticalità” ed “orizzontalità”, forte rimane
l'impronta dei movimenti sociali e dei soggetti che l'hanno ideato , e che
persistono nella visione forse ormai logora del forum come soggetto politico.
Rischiando così di negare soggettività politica a quelle forme plurali e
autorganizzate che non si riconoscono nei soggetti che tradizionalmente hanno
formato l'ossatura del FSM, sindacati, movimenti sociali, intellettuali.
La
partecipazione a questo Forum è stata numericamente inferiore a quelli
precedenti, ed è senz'altro vero che la connessione “sentimentale” con la città
e con il paese nel quale si è svolto è stata piuttosto “loose”, “allentata”.
Montreal è una città che ha anch'essa il suo Sud, come del resto il Canada. Le
vertenze delle First Nations, contro il fracking, e l'estrazione di sabbie
bituminose in Alberta e Athabasca, l'insorgenza del movimento Idle No More e
nei vicini Stati Uniti le mobilitazioni di Black Lives Matter, sono state poco
presenti di persona nelle giornate del Forum, Eppure a migliaia hanno sfilato
in concomitanza con la chiusura del Forum nel Gay Pride, con il primo ministro
Justin Trudeau in testa. Eppure ad un tiro di schioppo i leader nativi si
stanno mobilitando contro le pipeline. Eppure in Canada ci sono tra siriani e
iracheni circa 50mila rifugiati, ed a Montreal un migliaio di homeless, in
maggioranza “aborigeni”, in maggioranza “inuit” lasciati per strada, all'alcol,
ai maltrattamenti della polizia.
Come di norma in questi casi si rischia però
di cadere nella trappola del voler valutare tutto e subito, utilizzando criteri
numerici arbitrari, invece di contestualizzare il tentativo di imprimere una
svolta alle pratiche ed al protagonismo di soggetti “storici” che non possono
ritenersi immuni dall'ondata di critica radicale e di riappopriazione dal basso
dell'agire politico, intepretato da movimenti quali Occupy, o Nuits Debout o
Indignados. Movimenti che ragionano fuori dagli schemi tradizionali di quella
sinistra istituzionale e “di movimento” che fatica a cogliere il desiderio di
riappopriazione della sfera pubblica di nuove generazioni non solo anagrafiche
ma anche “politiche”. Questo Forum avrà successo se le connessioni e le
sinergie da esso agevolate potranno generare occasioni di resistenza e proposta
nei luoghi e nelle comunità che oggi soffronto gli effetti del liberismo, dei
mutamenti climatici, della marginalizzazione sociale, della guerra.
Un Forum
poco globale, molto “glocal”, e molto “forum”, non più tanto sociale ma forse
“comune”. Giacché l'afflato culturale e politico che si respirava era non più
quello del “sociale” ma quello del “comune”, delle vertenze per i beni comuni,
per la giustizia climatica ed ambientale, per la ricostruzione di spazi
“comuni”, con lo sforzo importante di voler pensare “fuori” degli schemi cui la
vecchia sinistra ci ha abituato. Ad esempio varie sono state le discussioni
sulle sinistre in America Latina, prova dell'urgenza di interrogarsi su quanto
quelle esperienze abbiano contribuito al rafforzamento della democrazia reale
ed alla fuoriuscia dal capitalismo estrattivista. Allora, leggendo in
prospettiva i pro e i contra di questo Forum il risultato potrebbe essere
inusuale. Potrebbe infatti segnare il primo passo della trasformazione da Forum
Sociale Mondiale a Forum Mondiale del “Comune”. Che gli ideatori originari dei
FSM lo capiranno o meno, poco conta, se non lo faranno rischieranno la
definitiva irrilevanza. Una scossa è stata data, e forse non poteva essere se
non a Montreal.
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