domenica 8 febbraio 2015

Ucraina, il ritorno di Stranamore

 Primo giorno ai negoziati ONU sul Clima qua a Ginevra, al Palais del Nations, la vecchia sede della Società delle Nazioni, primo tentativo di costruire un ordine mondiale multilaterale, naufragato miseramente con la seconda guerra mondiale. E mi fa impressione vedere stamattina in tv le immagini dall'Ucraina, le facce tirate di Putin, Merkel, Hollande, lo scambio di accuse ed i rimpalli di responsabilità. Una prova di forza, tra chi - gli USA - vorrebbe alzare il tiro, e fornire armi al governo di Poroshenko, e Putin che fa la voce grossa. Nel mezzo le immagini di poveri civili a Donetsk, i volti sporchi, vestiti di fortuna, lo sguardo triste, acqua razionata. Una missione che molti media definiscono disperata quella del duo Merkel-Hollande, che si è attribuito il ruolo di salvare l'Europa da un ennesimo confitto (guarda caso proprio ancora in quella che decenni or sono si chiamava oltrecortina). Non c'è Europa, spicca l'assenza di Federica Mogherini, ma la spaccatura con Washington è evidente, "niente armi ma diplomazia, un cessate il fuoco" dicono da Bruxelles. Il ministro degli esteri russo Lavrov da Monaco dove si tiene l'annuale conferenza internazionale sulla sicurezza, assicura che la Russia è pronta a garantire il rispetto degli accordi di Minsk. Non ci sono le Nazioni Unite. La NATO riscopre la sua vocazione originaria, quella di cane da guardia contro l'orso di Mosca. Guardo la televisione ed appare il faccione di un generale americano, il petto debordante di mostrine e medaglie, azzimato e pettinato, anche lui abbaia, parla di guerra, armi, rischio di conflitto inevitabile, Guardo il sottopancia, si chiama Breedlove ed è il comandante delle forze NATO in Europa, il suo cognome grosso modo significa "coltivatore di amore". E mi viene in mente Kubrick, il suo doctor Strangelove (Stranamore). In un dialogo tra il Presidente USA e quello sovietico: quando quello a stelle e strisce fa: "Certo a te dispiace assai più che a me! Ma anche a me dispiace, Dimitri. Non dire che a te dispiace di più perché anche io sono capace di essere dispiaciuto tanto quanto te. Quindi siamo ambedue dispiaciuti, vero?" Da allora ho imparato a non fidarmi mai di generali o presidenti.

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