lunedì 19 settembre 2016

Proteggere i difensori dei diritti umano ovunque. Oltre la realpolitik

articolo per newsletter Un Ponte Per... Settembre 2016


Le continue notizie di omicidi, sequestri, incarcerazioni illegittime, processi non equi, torture, e vessazioni di ogni tipo contro  associazioni per la tutela dei diritti umani, e attivisti in Egitto sono solo la punta di iceberg di un’emergenza globale . L’attacco contro i difensori dei diritti  umani, intesi nella loro accezione più ampia (si va dagli attivisti per i diritti delle donne e GLBQT; a chi lotta per difendere l’ambiente e la terra, chi si attiva per la tutela dei diritti civili, la libertà di stampa , l’accoglienza, lo stato di diritto) miete infatti decine e decine di vittime [1].. Un sottotraccia che raramente incide nei rapporti tra governi  centrati sull’interesse nazionale, e la realpolitik.  Tutto ciò in fondo rappresenta la  vicenda dell’assassinio di Giulio Regeni, una tragedia compiutasi sullo sfondo di un paese teatro di continue violazioni dei diritti umani,  che mette in discussione anche e soprattutto l’uso retorico e spesso strumentale dei diritti umani e ci interroga sulla qualità della politica estera del nostro paese.  Questo il senso della campagna promossa da  Un Ponte Per, assieme ad altre ONG dell’Associazione delle Organizzazioni di cooperazione e solidarietà internazionale italiane  (AOI) in difesa dei difensori dei diritti umani in Egitto  [2] e per una profonda rimodulazione della politica estera italiana verso quel paese. Accanto al sostegno a iniziative per la verità e giustizia per Giulio Regeni, ed alle richieste di embargo della cooperazione militare ed il blocco della vendita di armi all’Egitto, avanzate da Retedisarmo, chiediamo un impegno chiaro da parte del governo italiano  a protezione dei difensori dei diritti umani in quel paese.  Un’urgenza che non può però essere confinata all’Egitto. Giovano infatti ricordare in tale contesto le attività di Un Ponte Per assieme alle organizzazioni di donne che difendono i diritti umani,[3]  a Baghdad - un’emergenza evidente anche  altrove nella regione [4] - che rappresentano  un versante imprescindibile di lavoro accanto ad una proposta di campagna nazionale sui Difensori dei Diritti Umani sulla quale attivare  organizzazioni della società civile ed ONG italiane. Per dar maggior forza al lavoro di campo sarà infatti urgente chiedere al Parlamento ed al governo italiano di seguire l’esempio di altri paesi europei quali Irlanda, Spagna, Olanda che si sono dotati di procedure e strumenti per monitorare la situazione dei difensori dei diritti umani nei paesi nei quali sono presenti loro rappresentanze diplomatiche dando così attuazione agli orientamenti della UE in proposito. Una strategia di pressione sui decisori politici che non può prescindere da iniziative di accompagnamento ed informazione capillare verso i media e l’opinione pubblica , e di sensibilizzazione  delle amministrazioni locali che potrebbero attivarsi per accogliere chi oggi rischia la propria vita per difendere i diritti umani.  Passi questi necessari per far sì che l’imperativo del rispetto dei diritti umani venga sottratto alle grinfie degli interessi geopolitici e strategici, restituito alla solidarietà internazionale e ad una politica estera centrata sul diritto internazionale e sui diritti dei popoli.





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