sabato 4 luglio 2009

Appello per il ritiro delle truppe dall'Afghanistan

L'Associazione Per la Sinistra chiede il rientro delle truppe italiane dall'Afghanistan!
L’articolo 11 della nostra Costituzione è stato violato più volte. Basti ricordare i bombardamenti su Belgrado. Ma oggi è la prima volta dalla fine della Seconda Guerra mondiale che l’Italia è impegnata con forze ingenti in una vera e propria azione bellica sul campo. Succede nelle province di Farah, in Afghanistan, al confine con la grande e popolosa area di Helmand, dove più cruento e più decisivo è lo scontro tra i Taleban e la Nato. Le truppe italiane sono passate all’azione diretta ad ampio raggio dalla fine di maggio: mille uomini impegnati nei combattimenti e altri duemila di supporto. Siamo nel pieno di una strategia bellica preventiva che la Nato mette in campo per impedire che i Taleban entrino in gioco ed ostacolino o intralcino le elezioni presidenziali di agosto.

Non possiamo far finta di niente e lasciare che le cose peggiorino ogni giorno di più, nell’indifferenza di tutti.

La missione militare italiana in Afghanistan ha perso definitivamente ogni carattere di missione di aiuto e soccorso alla popolazione civile.
E’ sempre stata in realtà un’operazione di condivisione della guerra che gli Stati Uniti stanno conducendo in quel Paese: una missione fin dall’inizio con prevalenti compiti di controllo militare del territorio e di sostegno dell’Italia alle operazioni della Nato. Oggi quel sostegno perde ogni infingimento e si mettono da parte tutti quei caratteri di peace keeping e nation building che hanno permesso in tutti questi anni ai vari governi italiani che si sono succeduti (di centrosinistra e di destra) di presentare la partecipazione italiana all’Isaf come una missione volta a ristabilire la pace, la democrazia, i diritti.
Il governo Berlusconi ha posto fine a ogni incertezza, a ogni tentativo - sperimentato fino a ieri - di mantenere le truppe italiane in una posizione defilata rispetto all’impegno diretto sul campo. E ha deciso di condividere la scelta del Pentagono e del presidente Barack Obama - che sull’Afghanistan rivela un drammatico vuoto di strategia politica - di isolare la regione di Helmand, il cuore dell’etnia pashtun, oltre che dei fondamentalisti in armi. Regione che l’Italia aveva avuto in affidamento con finalità di nation building e dove l’insofferenza e l’ostiluità della popolazione locale per le truppe occupanti, comprese quelle italiane, non potrà che aumentare. Molti episodi, che la stampa ignora o tratta in poche righe, lo stanno a testimoniare.
Siamo a questo punto: l’Italia fa la guerra senza che neanche se ne parli nelle sedi dovute, senza che il Paese sappia la posta in gioco e conosca le ragioni.

Noi che sottoscriviamo questo appello siamo stati sempre contrari alla partecipazione del nostro Paese alla guerra della Nato in Afghanistan e oggi siamo molto preoccupati dell’escalation che sta avendo.
Facciamo appello affinché venga rispettato l’articolo 11 della Costituzione repubblicana. Chiediamo che il Parlamento tenga conto degli atti parlamentari che hanno sempre escluso che la partecipazione italiana alla missione Isaf in Afghanistan avesse una natura e una finalità di guerra. Facciamo appello affinché le truppe italiane vengano richiamate immediatamente nel nostro Paese e l’Italia si faccia carico presso l’Unione europea, l’Onu e la presidenza Obama di un’iniziativa volta a ricercare una soluzione di pace.

Primi firmatari:

Elettra Deiana, Titti De Simone, Arco Jannuzzi, Francesco Martone, Giorgio Mele, Pasqualina Napoletano, Silvana Pisa.

Nota: da oggi è possibile aderire all'appello anche inviando una mail (con dati anagrafici e professione) all'indirizzo appelloafghanistan@gmail.com

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