venerdì 20 novembre 2015

La distopia europea

E' singolare notare che se da una parte l'Europa è intransigente sull'austerity al punto da bloccare ogni tentativo di allentare i vincoli del patto di stabilità per spese sociali e welfare, di fatto dando prorità a quello che dovrebbe essere nella "vulgata" il modello europeo, dall'altra non esita a farli saltare ora per le spese sulla difesa. O forse neanche tanto singolare. Diciamo che l'Europa altra, quella securitaria oggi sembra essere più forte degli strumenti di governance della Trojika e questo fa riflettere: forse oggi la sfida sulla democrazia si sposta di botto sul campo della sfida alle logiche di guerra. Resta il fatto che come in un patchwork vengono cuciti un tassello dietro l'altro. Esclusione delle spese militari dal patto di stabilità (e qualcuno poi verrà anche a dire che il rilancio del comparto industrial-militare servirà a stimolate la crescita e creare posti di lavoro, c'è da giurarci); adozione di legislazione di emergenza o di uno stato di eccezione che prelude al rafforzamento della sorveglianza e intelligence, e non mi è chiaro quali siano i "paletti" necessari in termini di rispetto dei diritti fondamentali (sempre parte del "modello europeo"), attivazione della clausola di difesa collettiva inserita nel Trattato - per i federalisti un piccolo passo in avanti ma che ancora prevede un approccio intergovernativo "bilaterale" tra chi richiede e gli stati membri, Al di là di questo aspetto più "funzionale" resta il fatto che oggi l'Europa risponde compatta almeno dal punto di vista politico, mentre ieri per la Grecia o per i migranti era sbriciolata. E questo ancora è un tema di riflessione necessario.

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